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Passeggiata del Pincio


Quando Napoleone Bonaparte nel 1803 acquistò Villa Medici dai Lorena a cui la Villa era pervenuta come patrimonio del Granducato di Toscana, scorporò dalla proprietà i giardini del Pincio che donò alla città di Roma; era una vasta area verso il lato nord della villa, racchiusa tra la terrazza sulla Piazza del Popolo e le Mura Aureliane.
Il giardino pur occupando solo una parte del Colle del Pincio ne ha ereditato per intero il nome arrivato diretto dal tardo impero romano quando era occupato dagli horti della gens Pincia a cui arrivò dopo diverse vicende iniziate quando tutto il colle fu trasformato da Lucullo nei suoi horti.
Quando Napoleone donò i giardini alla città di Roma questa era stata conquistata dalle truppe francesi e divenuta da poco una repubblica laica, emanazione di quella di Francia. Napoleone volle lasciare l’ampia zona verde ai cittadini di Roma perché voleva che la seconda città dell’Impero avesse un ingresso monumentale verso Nord ed un vasto spazio verde per la salute e la ricreazione del popolo secondo i nuovi principi dettati dalla Rivoluzione Francese.
Nel 1810 l'amministrazione napoleonica di Roma indisse una gara per il progetto di sistemazione di Piazza del Popolo e dei Giardini del Pincio; anche Giuseppe Valadier con il suo incarico di primo architetto municipale presentò un progetto ma gli fu preferito quello del francese Louis Martin Berthault; la sistemazione dell'area prevedeva un parco pubblico chiamato Jardin du Grand César (Giardino del Grande Cesare). La realizzazione del progetto venne poi affidata a Valadier il quale lo reimpostò suggerendo, tra l'altro, la forma ellittica della piazza. Dopo la caduta di Napoleone, quando Roma tornò sotto il controllo del Papa i lavori furono nuovamente affidati al Valadier che con variazioni e cambiamenti portò a termine il progetto nel 1834.
Il progetto di Valadier riguardava tutta l'area di Ripetta sino agli orti degli Agostiniani sul Monte Pincio; aveva previsto di dare all'invaso di Piazza del Popolo una forma ovale divisa in due emisferi con un'area verde sovrastante collegati da un sistema di rampe e terrazze. Il modo in cui fu realizzato il collegamento tra Piazza del Popolo ed il giardino sovrastante creava una continuità tra la città già costruita e la parte non edificata nel rispetto dell'andamento orografico di tutta l'area ma, poterlo realizzare, fu necessario demolire il convento degli Agostiniani ed anche una parte del chiostro di Santa Maria del Popolo.
Il Giardino del Pincio è stato il primo spazio pubblico a Roma che seguiva così a distanza di oltre un secolo quello che era già successo nelle grandi capitali europee come Londra e Parigi, tuttavia il Pincio è una sintesi dell'ideale del giardino all'italiana, caratterizzato da lunghi viali rettilinei ed aiuole geometriche, con il modello del giardino romantico all'inglese. Fu lo stesso Valadier che si preoccupò di disegnare le aiuole e scegliere le piante sino a seguirne il trasporto dal vivaio di San Sisto Vecchio (ancora oggi sede del vivaio comunale).
Poiché doveva essere il luogo della passeggiate dei romani nel 1832 si pensò di trasformare il vecchio casone rurale costruito a suo tempo dagli Agostiniani in una caffeaus, fu realizzata così la Casina Valadier dove si poteva prendere il caffè ma soprattutto godere del verde e di uno splendido panorama. La Casina era in realtà un edifico cubico che Valadier ingentilì realizzandovi sul lato affacciato verso il parco una elegante esedra con colonne di tipo ionico ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 09/10/2016)