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Tempio della Fortuna Virile

Tempio di Portunno, conosciuto come della Fortuna Virile, IV sec.. a.C. - Foro Boario, Roma

Nel IV secolo a.C. dove in età arcaica era il guado naturale del Tevere, si trovava il Porto Tiberino a cui affluivano le merci che venivano vendute nel Foro Olitorio, la prima zona mercantile di Roma. L'area nel corso dei secoli è stata più volte sconvolta da grandi cambiamenti per cui appare quanto mai miracoloso che proprio qui sia possibile trovare due dei monumenti meglio conservati dell'età repubblicana di Roma. Sono due templi che per tanti secoli sono stati identificati in modo errato, uno è il tempio rotondo creduto per la sua forma dedicato a Vesta e l'altro è il tempio dorico conosciuto come Tempio della Fortuna Virile. Entrambi i templi si sono salvati perché come altri monumenti dell'antica Roma furono trasformati in luoghi di culto cristiano.
Il tempio ionico collocato nella zona nord-ovest del Foro Boario che si ammira oggi fu eretto nel III secolo a.C. su un terrapieno costruito per innalzare il livello di tutto il Foro Boario al fine di limitare i danni delle piene ricorrenti del Tevere; l'edificio sacro era comunque un rifacimento di una aedes esistente nel sito già dal VI secolo a.C. L'edificio si presenta come dopo il restauro del I secolo ed è sostanzialmente un tempio di tipo italico il cui prospetto principale appare quello di un tempio ionico tetrastilo mentre è in realtà pseudoperiptero con semicolonne addossate alle pareti laterali.
Per molti secoli si è ritenuto che fosse un tempio dedicato alla Fortuna Virile perché una citazione lo poneva nel Foro Boario e si sapeva che in questo tempio venivano portati i giovani che avevano ormai compiuto i quindici anni ed entravano nel tempio vestiti solo da una tunica recta, qui ricevevano ed indossavano per la prima volta la toga virile. Neanche nel XV secolo nel clima di generale riscoperta dell'arte classica si arrivò alla corretta identificazione del tempio per cui si dovettero aspettare gli anni venti del secolo scorso.
Terenzio Varrone aveva menzionato la presenza presso il Pons Aemilius di un tempio dedicato al Dio Portunno, divinità che nel Pantheon arcaico romano era figlio di Mater Matuta che aveva il suo tempio nella stessa area. Portunno era la divinità che presiedeva i porti e le porte e fu così che il suo tempio fu costruito tra l'approdo del Tevere e l'antica Porta Flumentalis; era separato dal porto dal vicus Lucceius, una strada che conduceva al ponte Emilio, attuale ponte Rotto, attraverso cui si raggiungevano i territori etruschi della sponda destra.
Anche Livio accenna al tempio quando racconta degli interventi per la salvaguardia dalle piene del Tevere che portarono a potenziare gli argini e le strutture d'approdo nonché ad innalzare il podio del tempio che appariva così ad una quota più alta rispetto al Foro Boario.
Solo negli scavi del 1947-1948 si arrivò a datare correttamente il tempio in età medio-repubblicana per le caratteristiche del podio realizzato in tufo di Grotta Oscura utilizzato solo per le costruzioni fino al III sec. a.C.. L'altezza del podio è stata stimata in circa 6 metri a cui andrebbero aggiunti almeno altri m. 0,40 per le basi delle colonne; questa elevazione, inusuale per un tempio relativamente piccolo come questo, si spiega solo con la necessità di preservare la cella dalle continue inondazioni del Tevere. Le dimensioni del podio sono state calcolare in m. 32x11 con un rapporto tra larghezza e lunghezza di 1:2,9 anche questo inusuale per i templi repubblicani. Lo studio dei filari di tufi ha poi fornito altre indicazioni sul tempio che aiutano a ricreare uno spaccato del Foro Boario sorprendente.
Nelle sostruzioni del podio erano ricavati degli ambienti aperti su un cortile chiuso in cui sembrano affacciare anche dei locali, probabilmente tabernae forse utilizzate come depositi dai mercatores oppure erano i banchi dei cambiavalute che operavano presso il mercato. La cella del tempio risulta costruita in mattoni di tufo che all'esterno si presentano oggi a vista mentre è assai probabile che fossero coperti da intonaco per ricreare con la tecnica cosiddetta del I stile o “crustae” l'effetto del marmo.
In età imperiale le cresciute esigenze di Roma determinarono la costruzione di un nuovo attracco commerciale, l'Emporium nei pressi del Mons Testacaeus e di conseguenza la zona adiacente il tempio subì dei cambiamenti assuendo una funzione gregaria rispetto al nuovo scalo mercantile ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 01/02/2018)




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