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Cicerone

Cicerone

Era un equites, un homo novus colui che divise la scena dell'ultima età repubblicana con i grandi della storia di cui era coevo, Silla, Giulio Cesare, Pompeo, Marcantonio, Ottaviano. Il suo nome era Marcus Tullius Cicero e nacque ad Arpino da una famiglia agiata che, come racconta Plutarco, aveva ereditato il soprannome Cicer ovvero cece da un antenato a cui era stato dato per via di un'escrescenza carnosa sul naso che aveva la forma di un cece; il soprannome era stato mantenuto perchè l'antenato diede molto lustro alla famiglia che ne andava fiera nonostante i molti che li deridevano. Lo stesso Cicerone quando, ormai adulto e questore in Sicilia, volle consacrare un oggetto d'argento agli dei fece incidere il suo praenomen e nomen in lettere e a significare il cognomen fece incidere un cece.
Marcus Tullius Cicero nacque due giorni dopo le calende del nuovo anno - 3 gennaio del 106 a.C. - da Helvia, di nobile famiglia e che condusse una vita onesta, e da Marcus Tullius Cicero Seniore. Secondo Plutarco già alla nascita si erano avuti segni della vita straordinaria a cui il bambino era destinato, infatti la sua nutrice mentre lo allattava ebbe una visione in cui si preannunciava che sarebbe stato di grande utilità per i Romani.
Sempre secondo Plutarco le notizie sul padre erano discordi; lo storico riporta che secondo alcuni apparteneva ad una dinastia aristocratica discendente di Tullo Attio un re volsco che difese la sua gente dai romani, secondo altri invece apparteneva ad una famiglia di cardatori. Altre testimonianze letterarie riservano invece un posto tutt'altro che di secondo piano al nonno di Cicerone che, come il figlio e poi il nipote, si chiamava Marco Tullio; era un uomo influente nel municipium di Arpinum e con rapporti di parentela con l'altro personaggio importante del territorio, Caio Mario. Sarà lo stesso Cicerone nel De Legibus che racconterà come il nonno avesse influito sulla decisione del municipium di Arpinum riguardo all'introduzione del voto segreto a cui era contrario perchè avrebbe reso impossibile il controllo dei clientes. Il nonno di Cicerone per essersi schierato apertamente con i conservatori – e contro la proposta di un importante arpinate che gli era coevo, Marco Gratidio – ricevette i ringraziamenti di Emilio Scauro Lo stesso Scauro fece pressioni per averlo tra i suoi sostenitori anche a Roma ma egli preferì rimanere ad Arpinum dove continuò ad influenzare gli orientamenti della municipalità. L'amicizia dell'importante gens romana e la sua protezione fu invece ben gradita al figlio Marco Tullio Cicerone Seniore , che non si era trasferito a Roma a causa di una salute cagionevole preferendo dedicarsi all'educazione dei suoi figli. In due di loro scoprì una mente pronta ed un'intelligenza vivace ed allora ricorse al supporto di Scauro per farli studiare a Roma; Marco Tullio ed il fratello Quinto nella capitale della Res Publica avrebbero avuto l'opportunità di seguire le lezioni dei maestri migliori che li avrebbero aiutati a sviluppare le capacità di cui avevano dimostrato l'eccellenza sin dall'infanzia. Non si conosce quando Marco Tullio e su fratello Quinto arrivarono a Roma ma sicuramente quando indossavano ancora la bulla. Nell'Urbe peraltro in qualche modo la famiglia si ricompose quando i due ragazzi furono raggiunti dal cugino Lucio che dopo aver studiato con loro rimase al fianco di Marco Tullio per lungo tempo aiutandolo in alcune delle sue attività. Ancora quando viveva ad Arpinum, tra le passioni di Cicerone un posto privilegiato occupava la lettura; Plutarco nella biografia racconta di come sin da ragazzo fosse un avido lettore e non smise mai di cercare libri e di acquistarne considerandoli alla stregua di vere ricchezze .
Appena arrivato a Roma dovette seguire le lezioni di grammatica di Elio Stolone esponnte degli analogisti i quali consideravano il linguaggio una convenzione e la formazionedelle parole sottoposta una una regola precisa: Il giovane Marcus Tullius Ciceroimparòcosì a manipolare la lingua latinaeda cercarespiegazioni dei fatti sociali e religiosi derivandole dalle parole. Tuttavia ben presto i suoi orizzonti cominciarono ad allargarsi, iniziò a studiare diritto ed i suoi maestri furono Quinto Mucio Scevola l'Augure e Quinto Mucio Scèvola il Pontefice del 115 a.C.; il suo maestro di filosofia fu Filone di Larissa e poi lo stoico Diodoto ed infine imparò l'eloquenza da Apollonio Molone di Rodi che lo abituò ad usare la tecnica mnemonica dei loci nella preparazione dei discorsi che avrebbe dovuto tenere davanti agli uditoria. Con questa tecnica immaginativa il giovane Cicerone imparò ad associare a diversi luoghi i contenuti del discorso ed a presentarli secondo la giusta sequenza che poteva essere quella delle stanze della sua domus - dall'atrium, al Hortus, al Triclinium e così via – oppure della strada che dalla sua casa portava alle basiliche dove si tenevano i processi oppure al luogo dove era la riunione del senato.
Altri suoi maestri nell'arte oratoria furono due dei più grandi oratori romani: Lucio Licinio Crasso e Marco Antonio ( nonno del futuro triumviro). Studiò l'antica poesia latina con Stilone Preconino che gli insegnò l'estetica e ad amare Plauto; frequentò anche la scuola di poetica di Archia, grande amico di Lucullo, arrivando a comporre e pubblicare un poemetto in tetrametri intitolato Glaucus Pontius ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.2 - 27/07/2021)




Bibliografia:

  • Plutarco: Vite parallele. Vita di Demostene – Vita di Cicerone (105-115 d.C.)
  • Mario Lentano: La città dei figli. Pensieri di un declamatore ai funerali di Cicerone in Le parole dopo la morte. Collana Labirinti 158 – Università del studi di Trento, 2014