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Santa Maria in Tempulo

Sulle pendici del Celio dove si trovava l'Area Apollinis, dei monaci greci nel VI sec. costruirono un oratorio dedicato a S. Agata; era una diaconia per l'accoglienza dei pellegrini provenienti dal Sud e dall'oriente e lo fu fino a tutto il XII secolo. Di quella costruzione sono rimasti alcuni lacerti di muratura inglobati nelle mura, modificate in epoche successive, e dalle quali si rileva la base di un campanile romanico che apparteneva alla chiesa del XI secolo che fu una delle molteplici destinazioni d'uso dell'edificio nel corso dei secoli.
Il primo documento ufficiale che attesta l'esistenza di un "Monasterium Tempuli" risale però all'806, quando l'edificio venne saccheggiato dai saraceni; queste notizie del monastero sono state rintracciate in alcune pergamene, conservate nell’Archivio dei Domenicani, che vanno dal 1150 al 1220 e considerate reliquie in quanto toccate dallo stesso S. Domenico che qui visse parte del suo soggiorno romano.
L'edificio è citato nell'elenco di Cencio il Camerario (XII secolo) tra le chiese di Roma nel Medioevo con il nome di “monasteriumTempoli”, nel coevo Catalogo Parigino è indicata con il nome di “S. Maria in Tempore” ed infine nel catalogo di Torino del 1320 si legge “Ecclesia sancte Marie in Tempore - est destructa non habet servitorem” in quanto era stata abbandonata per le condizioni malsane del sito. Queste diverse denominazioni non chiariscono però le origini del nome per cui anche Huelsen si limitò a citare una leggenda riportata nella guida di Roma di Martinelli edita nel 1642. La leggenda racconta che il monastero fu fondato da un greco di nome Tempulus che, esiliato da Costantinopoli insieme ai fratelli Servulus e Cervulus era arrivato a Roma portando con sé anche l'icona della Vergine Maria, ritenuta opera di S. Luca, che venne esposta nell'oratorio dedicato a S. Agata. Poichè molti furono i miracoli che si susseguirono l'oratorio divenne un santuario e ne fu cambiato il nome dedicandolo alla Vergine e alla sua icona miracolosa. Anche la diaconia era intanto cambiata in un monasterium che ospitava delle monache. Questo fatto, reale ed attestato, favori la diffusione di una storia diversa di come l'icona della Vergine era arrivata nella chiesa annessa al monasterium: era stata donata alle monache da un pellegrino proveniente da Costantinopoli.
La presenza dell'icona trasformò comunque il piccolo monastero in uno dei primi santuari mariani. Questa immagine era considerata un'icona miracolosa perchè si diceva impallidisse nei giorni della Passione, ma soprattutto perchè acheropita ovvero non dipinta da mani umane ma calco del corpo di Maria quando ancora in vita si appoggiò ad una colonna della chiesa eretta in suo onore a Lydda.
L’icona è detta della Vergine Haghiosoritissa, che sarebbe proveniente dalla Basilica di Costantinopoli dove si custodiscono le più preziose reliquie della Vergine, è di chiara origine orientale riconoscibile non solo nel tratto e nei colori ma anche nella tecnica di stesura.
Una leggenda del secolo XI racconta che Papa Sergio III la trafugò in Laterano ma l'icona miracolosamente sarebbe tornata da sola nel Monastero. La leggenda si trova trascritta , durante il priorato di suor Raimonda Colonna nel XVII secolo, tra le carte del Monastero di S. Sisto con il seguente regesto:

Sergius papa donavit casale quod dicitur de Casa Ferrata cum duobus pantanis monialibus monasterii Sancte Marie in Tempulo occasione miraculi quod apparuit de ycona Beate Marie quam dictus papa ad instantiam Canonicorum de Laterano portati fecerat de lieto monasterio ad Sancta Sanctorum, quam Angeli eadem nocte cum magno lumine, videntibus monialibus que propter hanc causam in oratione in ecclesia pernotabant, reportaverunt et in loco pristino locaverunt.

per cui il Papa, pentito, emanò nel 905 una bolla in cui donava una proprietà alle monache – una tenuta di 150 ettari detta Casa Ferrata sulla Laurentina - a patto che recitassero cento volte al giorno il Kyrie Eleison e il Kristi Eleison alla Vergine dell'icona.
La sua presenza dell'icona della Vergine Haghiosoritissa a Roma è documentata dal 1221 quando fu trasferita a S. Sisto nel vicino convento perché Santa Maria in Tempulo fu chiusa e le monache trasferite; a S. Sisto le monache rimasero per 356 anni dopo di che furono nuovamente trasferite a causa della situazione di degrado, abbandono e pericolosità che si era determinata in tutta la zona perchè in quella che è oggi conosciuta come Via delle Terme di Caracalla, passava una marrana malsana che serviva ad irrigare i campi ed il rischio della malaria era elevato.
Nella Roma del XI e XII secolo l'icona della Vergine Haghiosoritissa assunse una valenza importante per i nascenti ordini monacali femminili divenendo il vessillo della loro autonomia. Gli ordini monastici femminili erano nati come comunità di donne che “praticavano” una cristianità attiva impegnandosi con la propria attività ed i loro beni all'assistenza dei più bisognosi e malati, tuttavia alcune di queste comunità organizzate al pari di quelle maschili con il tempo divennero istituzioni che accoglievano in prevalenza giovani non sposate o vedove appartenenti ai ceti ricchi della società. Queste donne continuavano comunque a gestire i loro beni che poi confluivano nel patrimonio dell'ordine ed attraverso il quale si poteva influire sulla vita sociale e politica delle città ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.2 - 02/10/2023)




Santa Maria in Tempulo nella Valle delle Camene, XII secolo – Roma ITA

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Interno di Santa Maria in Tempulo oggi – Via delle Camene, Rome IT

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Vergine Haghiosoritissa, I Sec. d.C. – Roma, Oratorio del Rosario Monte Mario

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S.Maria in Tempulo: murature del VI secolo – Roma ITA

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