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Sacellum Cloacinae


Secondo la tradizione, i romani ed i sabini dopo la battaglia del Lacus Curtius decisero di unire i due popoli e, deposte le armi, si purificarono con ramoscelli di mirto; nel luogo dove i due eserciti celebrarono il rito di purificazione fu eretto poi un piccolo altare dedicato a Venere, la dea protettrice di Roma, che qui prese l’appellativo di Cloacina; l’etimologia della parola è connessa al verbo cluere che significa purificare.
Romani e Sabini condivisero il rito dedicandolo alle rispettive divinità delle acque: la Dea Cloacina era la dea delle acque dei sabini ed i romani avevano il Dio Tevere che presiedeva alle acque e Pico che regnava sulle selve.
Secondo gli storici romani la dedica alla Dea Cloacina sembra sia stata voluta proprio dal re sabino Tito Tazio tanto che, Sant’Agostino nel suo De Civitate riprendendo da Seneca, così scrive:

Cluacinam Tatius dedicavit deam, Picum Tiberinumque Romulus
Tazio dedicò un tempio alla dea Cloacina, Romolo a Pico e Tiberino

Dopo l’incontro con la cultura ed il pantheon greco, non tutte le divinita arcaiche sopravvissero e se Pico fu relegato nel mito ancenstrale e Tiber ebbe una posizione sussidiaria, Cloacina divenne un appellativo che passò a Venere dea nata dall’acqua.
La storia mitica di Roma vuole che sia stato Enea a portare a Lanuvio e poi a Roma il culto di una Venus nelle sue molteplici forme come racconta Servio: … Cloacina … Cluilia … Myrica, Myrtea …….est et Erycina quam Aeneas secum advexit … Verticordia, Militaris, Limnesia apud Cyprios Venus in modum Umbelici vel, ut quidam volunt, metae colitur.
e spiega anche come la Venere di Cipro avrebbe avuto forma di omphalos. L’antico culto della dea sabina della purificazione si intreccia con quello della Venere di Cipro ed i riti di purificazione si svolgono presso un pozzo votivo dove il mirto divenuto impuro viene gettato nelle acque che portano via i mali e la sporcizia del corpo e dello spirito: la Cloaca Maxima, il grande canale sotterraneo voluto da Tarquinio Prisco per bonificare il Foro.
Il culto di Cloacina, fosse una arcaica dea italica e solo dopo epiteto di Venus, dimostra come quanto è legato alle origini di Roma sia ancora molto confuso e che in assenza di testimonianze letterarie coeve, elementi di origini ed epoche diverse rendono complicata la ricostruzione dell'origine del culto. Un elemento certo è il significato etimologico del nome/appellativo: Cloacina deriva dal verbo latino cluere, pulire, purificare, attivitàche bene si ragguaglia al rito di pruficazione compiuto dai contendenti, romani e sabini, quando deposero le armi; tuttavia, secondo la leggenda fu Tito Tazio che volle erigere un altare alla Dea Cloacina ma le testimonianze archeologiche conducono ad un'origine non sabina di Cloacina ma etrusca. Questa era la dea che sovraintendeva allapurificazione delle acque e quindi anche delle opere dell'uomo realizzate per mantenere pultite le citta, le cloache.La cloaca a Rma venne realizzata da Tarquinio Prisco, re di origine etrusca e dovette essere lui a mettere la grande cloaca di Roma sotto la protezione di Cloacina e forse ad immergervi un simulacro della dea. Secoli dopo Lattanzio scrivendo “Le divine istituzioni” diede un'anacronistica spiegazione dei fatti:
Tazio consacrò l'immagine di una Cloacina, che era stata trovata nella cloaca massima, e dal momento che non sapeva a chi appartenesse la statua, le pose il nome del luogo.
Queste sono le radici di uno dei primi siti simbolici dell’Urbe che, nei mille e più anni della storia di Roma, è rimasto nello stesso posto mentre intorno cambiava l’urbanistica del Foro e nuovi edifici si andavano ad aggiungere o a sostituire i vecchi. Durante i secoli rimase sepolto sotto metri di terreno di riporto ed i resti del Sacellum Cloacinae furono rinvenuti durante gli scavi archeologici del 1899 proprio nel punto che era indicato dalle fonti letterarie: fra la Basilica Emilia e e la Via Sacra nei pressi del Comitium, in corrispondenza del punto in cui la Cloaca Massima entra nell’area del Foro Romano purificandolo delle acque stagnanti che avevano connotato la zona in tempi arcaici ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.2 - 10/09/2020)




Bibliografia:

  • Monika Verzár: Pyrgi e l’Afrodite di Cipro – Mélanges de l’ecole Française de Rome.Antiquité, 1980
  • Elisabetta Bianchi: La Cloaca Massima dal Foro Romano al Velabro – Palombi Editori