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Antium, eccellenza medica dell’antica Roma


Nella Roma dell’età del ferro già si praticava la medicina, la città aveva mutuato le conoscenze dagli etruschi che già avevano una buona conoscenza dell’anatomia umana.
L’introduzione della medicina almeno in periodo arcaico rimase ancora connessa alla magia e più tardi di alcune malattie, quelle infettive e contagiose, fu data una interpretazione teurgica, per cui si introdussero nuove divinità proprio per debellare il contagio.
Nel 293 a.C. – durante la terza guerra sannitica - Roma fu colpita da una terribile pestilenza, si cercò di combatterla con i rimedi conosciuti ma quando questi si rivelarono totalmente inefficaci il Senato decretò che dei legati si recassero a Delfi e nel Tempio di Apollo, il Dio che poteva suscitare la pestilenza ma che poteva anche guarirla, e chiedere indicazioni all’oracolo: l’oracolo ordinò ai legati di recarsi ad Epidauro per richiedere un simulacro di Aesclepio e portarlo a Roma. La leggenda racconta che quando i legati di Roma furono ad Epidauro gli abitanti si rifiutarono di cedere la statua ma mentre stavano ritornando alla nave uno dei due serpenti sacri, nelle cui spoglie si nascondeva Aesclepio, spontaneamente si mosse, salì sulla nave e ne uscì solo ad Anzio dove rimase tre giorni avviluppato ad una colonna del Tempio di Aesculapio; dopo ritornò sulla nave che risalì il Tevere e ne discese solo all’Isola Tiberina dove era stato costruito un altro tempio per il dio.

Il Tempio di Aesculapio secondo le poche indicazioni degli storici doveva trovarsi verso il Porto Cenone, una cittadella nei pressi di Antium che i romani avevano distrutto alla fine del IV sec. a.C. lasciandovi solo l’arsenale e magazzini per i viveri. Sembra che l’area fosse il ricovero delle navi con cui gli Anziati praticavano la pirateria nel Mediterraneo; gli storici sono del parere che la nave dei legati di ritorno dalla Grecia dovette riparare nel porto per una burrasca potendo riprendere il viaggio verso Roma solo quando le condizioni del mare migliorarono; ma nel mito tutti i fatti rispondono ad un destino superiore e quindi la tempesta ci fu per consentire ad Dio di trasfondere la sua scienza nei sacerdoti del tempio.

Con l’arrivo di Aesculapio iniziò la pratica, a Roma come ad Antium, della medicina del tempio; probabilmente furono insegnate ai sacerdoti delle pratiche mediche per la guarigione mediante l’uso del serpente del Dio greco Aesclepio, tra queste la cura mediante morsi e leccate delle ferite per curare le lesioni cutanee. La medicina moderna ha scoperto che l’animale sacro di Aesclepio produce in gran quantità nelle cellule dell’esofago un ormone, chiamato EGF, capace di accelerare il processo di cicatrizzazione. Questo serpente entrato nel mito è una specie comune, l’Elaphe longissima, meglio conosciuto con il nome volgare di “Biscione” ed è lungo fino a 2 metri, innocuo, poco vorace e di color marroncino.
  La pratica era diffusa in tutti i templi di Aesclepio o Aesculapio secondo una metodica fissata di cui si è ritrovata la descrizione in una sanationes (un ex voto che veniva offerto al Tempio): il malato veniva trasportato dai portantini nel tempio e disteso su una lettiga, appena si addormentava, un serpente usciva dal recinto sacro, dove veniva allevato dai sacerdoti, e addentava con le ampie fauci la parte infetta in modo da farvi aderire il cavo orale; al suo risveglio il paziente, nel quale il sonno probabilmente era stato indotto con psicofarmaci a base di vegetali, raccontava di essere stato visitato e guarito dal dio che gli era apparso sotto sembianze animali ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 06/09/2015)