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Foro Traiano

Foro Traiano

Nel V secolo fu redatta una Enumeratio fabricorum urbis Romae che conteneva l'elenco di quelle che, secondo il suo autore Polemio Silvio, erano le sette meraviglie di Roma. Tra queste meraviglie che comprendevano il Colosseo ma anche le Terme di Caracalla, l'odeum di Domiziano in Campo Marzio, le cloache, gli acquedotti, inaspettato il colle Janiculum da cui si poteva ammirare tutta Roma, infine vi era anche il Foro Traiano che evidentemente in quel tempo era ancora pressochè integro.
Le ragioni che portarono all'inclusione del Foro Traiano tra le meraviglie di Roma sono quasi sicuramente la sua imponenza e alcune ardite innovazioni tecniche nella costruzione.
Traiano decise la costruzione di un nuovo foro per trovare soluzione alle aumentate necessità di spazi pubblici per Roma che era cresciuta notevolmente; infatti, se all'inizio del I secolo d.C. la popolazione era di circa un milione di abitanti, all'inizio del II secolo d.C. era arrivata a circa 1.300.000 abitanti. Occorrevano più luoghi per l'amministrazione degli affari sia dello stato che dei suoi cittadini ma anche luoghi dove potesse essere celebrata la civiltà romana e la sua cultura potesse essere protetta. Traiano affidò la progettazione del complesso ad Apollodoro, l'ingegnere che per lui aveva costruito le fortificazioni, le armi ed i ponti che gli avevano consentito di conquistare la Dacia e le sue miniere d'oro. Proprio dalle campagne daciche arrivarono le ingenti risorse necessarie per costruire il grande complesso.
Il luogo prescelto era contiguo ai siti che erano stati testimoni delle vicende della Roma Repubblicana prima e di quella imperiale poi. Il progetto di Apollodoro prevedeva un grande spazio centrale aperto lungo cui correvano i porticati e su cui si affacciava una grande basilica alle cui spalle sarebbero state realizzate due nuove biblioteca mentre sui lati due grandi spazi emicircolari erano previsti per lo svolgimento delle attività commerciali e di quelle sociali. Per ottenere l'ampio spazio piano in cui realizzare questo foro fu necessario lo smantellamento della sella che si trovava tra il versante nord dell'Arce Capitolina ed il versante sud del colle Quirinale.
Il lavoro di Apollodoro iniziò nel 107 d.C. Egli realizzò il più grande dei fori presenti a Roma e non realizzò semplicemente una grande piazza circondata da porticati e su cui affacciava una grande basilica a cinque navate destinata ad ospitare le attività dei tribunali di una grande metropoli come era Roma all'inizio del II secolo d.C., ma un complesso di più edifici dove svolgere anche attività culturali e commerciali e dare spazio ad elementi decorativi che celebravano la grandezza dell'imperatore che con la sua capacità di conquistatore aveva allargato i confini.
La realizzazione di questo grande Foro richiese lo sbancamento della sella che congiungeva il Quirinale al Campidoglio, quella stessa attraverso la quale i sabini di Tito Tazio tentarono di penetrare nell'Urbe aiutati da Tarpea.
Gli archeologi ancora stanno cercando di individuare quale era l'esatta posizione della sella che se dal lato dell'Arce corrisponde in gran parte all'area occupata oggi dall'Altare della Patria, dalla parte del Quirinale iniziava dove ora è Largo Magnanapoli ed arrivava fino a dove si trovano ora i Mercati Traianei con l'emiciclo. Si trattò di un lungo lavoro di sbancamento che potrebbe essere iniziato già al tempo di Domiziano e continuato sotto Nerva.
Che la famosa sella iniziasse dove sarebbero stati poi costruiti i mercati traianei per poi continuare lungo la linea che avrebbe attraversato il nuovo foro e poi ricollegarsi al clivius Argentarius è anche confermato dal muro in tufo che si trovava sul retro del tempio di Venere Genitrice e che aveva la funzione proprio di contenere la collina a cui risultava così addossato.
L'ipotesi è quella che la zona della Basilica Ulpia, delle Biblioteche, della colonna e più tardi del Tempio di Traiano e Plotina fosse già alla quota di edificazione; questa ipotesi sembra confermata dal ritrovamento dei basoli di un vicus nei sotterranei di Palazzo Valentini dove, tra le due domus di età tardo imperiale è stata scoperta una strada che la stratigrafia ha consentito di datare all'inizio del I secolo d.C.; la strada sembra avere un percorso che poteva ricollegarla al Vicus Jugarius, il cammino che sin dall'età arcaica consentiva alle tribù che vivevano a nord dell'Urbe di scendere al Velabrum. In altre parole lo sbancamento della sella fu determinante per la realizzazione dell'emiciclo dei Mercati che rientrava nel coplesso del Foro nella misura in cui era contrapposto per armonizzare l'emiciclo che andò ad inglobare l'importante area che era stata dell'Atrium Libertatis ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 12/10/2021)