Login    FOLLOW US ON follow on Facebook follow on Twitter follow on Pinterest follow on Tumblr follow on Google Plus

La città di Tito Tazio

La città di Tito Tazio

Quando Sabini e Romani decisero di unire i loro popoli non vi fu una immediata mescolanza delle loro case; il popolo di Romolo rimase attestato sul Palatino mentre il popolo di Tito Tazio andò ad occupare le pendici del Quirinale in conseguenza di ciò il Capitolium ed il Foro che si trovavano tra i due colli divennero i luoghi della vita comune, commerciale, politica e religiosa. L'unità del nuovo abitato fu però definita da limiti comuni, quella che Tacito definisce “la città di Tito Tazio” e che è presentata negli Annales XII, 24

forumque Romanum et Capitolium non a Romulo sed a Tito Tatio additum urbem credidere
molti credono che il Foro Romano ed il Capitolio siano stati aggiunti all'Urbe non da Romolo ma da Tito Tazio

Secondo Tacito, l'arrivo a Roma dei Sabini comportò l'introduzione di nuove divinità ed i luoghi dove si svolgeva il loro culto doveva essere all'interno della città perché erano diventati a tutti gli effetti cittadini di Roma; per questo motivo Tito Tazio dovette spostare il limite del Pomerio romuleo.
Prima di unirsi a Romolo Tito Tazio era il capo della città di Cures da cui secondo Ovidio prese l'epiteto di Quirite,nome che poi sarà anche del popolo romano.
Cures si si trovava nella Sabina in riva sinistra del Tevere e poiché si trovava su un''alta collina fu costruita senza mura difensive anche perché godeva della protezione di Quirino.
Cures era la capitale della popolo sabino e nella leggenda la sua fondazione ha molte analogie con quella di Roma.
Seguendo il racconto di Marco Porcio Catone sulle origini dei Sabini, questo popolo italico riconosceva come suo fondatore Sabhos, figlio del Dio Semo Sancos e poiché la nativa Trestuna Mutuesca, un piccolo villaggio alle pendici del Gran Sasso, non poteva offrire possibilità di crescita a tutti i suoi figli con il rito del ver sacrum alcuni di questi furono inviati a fondare nuove città lungo la valle del Tevere. Furono così fondate prima Reate e Cutilia e dopo seguendo il fiume arrivarono a fondare Cures che divenne anche la loro città più importante, proprio dalla fondazione di Cures iniziano le analogie con la fondazione di Roma. Il mito degli antenati racconta di una fanciulla appartenente ad una antica stirpe che si recava a danzare nel tempio del loro Dio Enyalos (nome dell'arcaico dio greco della guerra) fino a quando ebbe l'impulso di recarsi nella cella del tempio e qui giacque con il dio. Nacque un bambino dall'aspetto umano ma con capacità divine a cui venne dato il nome di Modio ma poi tutti lo conobbero come Fabidio. Divenuto grande volle fondare una città a cui diede il nome di Cures derivato da quello del padre divino, Enyalos Quirinus ed i suoi abitanti erano anche chiamati Quirites. La gens Fabia, antica gens romana di origine sabina, rivendicava la discendenza proprio da Modio Fabidio.
Furono quindi i Sabini che si trasferirono a Roma mischiandosi con i Romani, ed il nuovo popolo così formatosi riconobbe Roma come capitale mantenendo il nome che aveva mutuato dal suo fondatore ed ogni suo abitante sarebbe stato chiamato romanus ma, asignificare l'unicità del nuovo popolo così formato, tutti gli abitanti presi insieme erano denominati Quiriti, nome desunto dalla città di Tito Tazio.
Il racconto degli avvenimenti seguenti alla pace fatta tra Romolo e Tito Tazio è stato fatto in modo abbastanza ampio da Dionigi di Alicarnasso per il quale però Tito Tazio non sarebbe stato il re di Cures ma uno dei suoi generali che avvenuto ad un accordo con il re di Roma lasciò i suoi guerrieri liberi di scegliere se trasferirsi con le famiglie e diventare parte del nuovo popolo oppure tornare a Cures. Alcuni di questi guerrieri decisero di fermarsi con Tito Tazio e posero le loro case sul Quirinale e sull'Aventino, due altri colli prossimi al Palatino dove era stanziato il popolo di Romolo.
La città di Roma durante i cinque anni in cui Romolo e Tito Tazio la governarono insieme pro bono patriae, ovvero per il bene della patria, crebbe e venne spostato per la prima volta il limite del Pomerium.
Dopo la fusione dei due popoli fu evidente che anche il limite religioso della prima Roma andava ridefinito anche perche sulle due cime dell'Arce e del Capitolium dove si erano a suo tempo attestati i sabini erano stati costruiti dei templi dedicati ai loro dei, poi divenuti anche dei latini, e come tali dovevano essere entro il recinto sacro, allo stesso modo entro al recinto sacro doveva essere il luogo dove si riunivano le tribù de due popoli, i comitia.
La presenza dei templi sabini sul colle del Capitolium è confermata indirettamente da Tito Livio quando nella sua Ab Urbe condita racconta della decisione di Tarquinio Prisco di costuire un grande tempio da dedicare a Giove proprio sul Capitolium:

E affinché l’area fosse tutta assegnata a Giove e al tempio che vi si sarebbe edificato, e libera dal culto di altre divinità, stabilì di sconsacrare i santuari e i tempietti, dei quali alcuni, offerti in voto dal re Tazio al tempo della sua lotta contro Romolo, vi erano stati poi inaugurati e consacrati.





di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 11/11/2019)