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Casa di Crescenzio

Casa di Crescenzio

Nell'alto medioevo nei pressi dei mulini del Tevere attraccati vicino al Pons Iudeorum e di fronte alla chiesa di S. Maria Egiziaca (riuso medievale del tempio di Portunno) si trovava il balneum Pelagi, nome con il quale si indicava la domus patrizia di proprietà di un greco molto ricco che era stata costruita in età bizantina; con il tempo il toponimo si estese a tutta l'area.
Quanto rimane del Balneum Pelagi è oggi conosciuto come Casa dei Crescenzi ed è considerato uno dei monumenti di età medievale più importanti di Roma.
che prima ancora era la casa di Stephanus, duca nel 743 e patricius rappresentante dell'Impero bizantino; la casa ereditata dalla figlia Teodora Vestararissa sarebbe dopo alcune generazioni arrivata a un Nicola figlio di una discendente e di un Crescenzi, da cui la nuova denominazione.
I Crescenzi furono una importante e potente famiglia che a cavallo dell'anno Mille arrivò a governare Roma con l'appoggio dei Papi e dell'oligarchia senatoriale, almeno fino a quando nel XI secolo furono sopravanzati dai conti di Tuscolo.
Non si hanno precise informazioni su quale dei Crescenzi avesse la proprietà della casa davanti a S. Maria Egiziaca ma si sa solo che un certo Nicolaus a metà del XII secolo ricevette l'edificio in eredità.
Una bolla di Papa Innocenzo II del permette poi di scoprire un collegamento tra la domus ed un Nicolaus iudex che con disposizione papale potè rientrare in possesso dei suoi beni che gli erano stati sottratti dall'antipapa Anacleto II. Probabilmente quando Nicolaus rientro in possesso della domus, questa si trovava in condizioni precarie ed egli dovette intervenire facendo ricostruire tutti il piano superiore seppure imitando lo stile di quello sottostante. Del restauro voluto da Nicolaus rimane testimonianza nell'epigrafe che si trova sopra il portale principale ed in cui dichiara di aver voluto inserire molti elementi architettonici di reimpiego non tanto per arricchire la sua casa con pezzi antichi, quanto per rinnovare l'antica bellezza di Roma.
Al tempo doveva essere un edificio di grandi dimensioni di cui quella che rimane è una parte minima sopra la quale è probabile che fosse stata eretta una torre, mentre nella parte crollata doveva svilupparsi la maggior parte della casa.
Alcuni studiosi non hanno la certezza che la Casa appartenesse alla stessa famiglia De' Crescenzi padroni di Roma nel X secolo anche se concordano sul fatto che i proprietari dovevano appartenere ai nobili romani sia per la ricchezza delle decorazioni che per il sito strategico in cui la casa si trovava, di fronte alla testata dell'antico Ponte Emilio che nel Medioevo era uno dei pochi rimasti e da cui si poteva controllare il traffico di persone e merci provenienti dai territori in riva destra del Tevere.
Nel corso dei secoli la casa fu conosciuta con diversi nomi compreso un balneum de Pupatis comparso in un documento del 1368 ( rif.Marchetti-Longhi) che appare come corruzione del più antico bqlneum Pelagi; gli altri toponimi conosciuti sono Casa di Pilato, Torre del Monzone e Casa di Cola di Rienzo.
L'identificazione con la Casa di Pilato risale al periodo in cui le rappresentazioni cristiane della Quaresima che raccontavano la passione di Cristo erano itineranti ed avevano un tracciato che passava davanti alla casa medievale De' Crescenzi e da cui si affacciava un attore che interpretava Ponzio Pilato che dopo il giudizio del popolo faceva condurre Cristo al Calvario, ovvero al Monte Testaccio.
La denominazione Torre del Monzone, secondo alcuni deriverebbe da una corruzione del termine latino “mansio”, riportato anche sull'epigrafe posta sulla facciata, che significa semplicemente casa e quindi, per sillogismo, “Torre della casa” (spiegazione che non convince molti); altra spiegazione del toponimo è nella parola “monzone” con cui in quel periodo venivano indicate le strutture fortificate nei pressi dei ponti, Questa denominazione risale al pieno Medioevo e testimonia l'esistenza della torre di fronte a Santa Maria anche dopo che Brancaleone degli Andalò aveva fatto “scapitozzare” la maggior parte delle torri baronali di Roma.
La testimonianza viene da suffragata da una epigrafe ritrovata nel XVIII secolo che riferisce di come il Capitano bolognese Brancaleone degli Andalò facendo demolire l'alta torre aveva inteso punire (1312),tra gli altri, anche Jacopo Stefaneschi a cui in qualche modo si potrebbe far risalire la proprietà della casa.
Altra testimonianza è quella che suggerisce la derivazione del nome della torre dalla prossimità della chiesa di S. Lorenzo de Muczis, detta anche “de Muzco” o “in Moncsero”, oggi scomparsa, che nel IX secolo si trovava tra l'antico Pons Senatorum Sanctae Mariae e la domus patrizia ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.1 - 10/02/2021)




Bibliografia:

  • Daniela Esposito:Selezione e posizione degli elementi di reimpiego nelle tessiture murarie: osservazioni su alcuni esempi in area romana fra XII e XIV secolo .www.accademia.edu/1372316