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XII Secolo – La seconda Rinascita di Roma


Papa Pasquale II affrontò il suo pontificato con un chiaro programma che prevedeva anche una rivoluzione urbanistica di Roma. In un ventennio cercò di dare all’Urbe un volto omogeneo; secoli di scorribande e di scempio a danno dei monumenti, incendi ed inondazione avevano trasformato la capitale dell’impero romano in una sequenza di edifici semicrollati. Gli storici ritengono che l’impegno del Papa nella sistemazione di intere zone dell’Urbe fosse strettamente legato alla necessità di creare dei percorsi liturgici da proporre ai tanti pellegrini che ogni anno giungevano a Roma.

Fino al suo intervento a Roma si era costruito sulle fondazioni dei monumenti antichi, quasi in un naturale cambiamento del volto della città con lo scorrere del tempo; a testimonianza di questo ci sono i livelli dei piani di calpestio delle strade che in epoca altomedievale, ed anche un po’ dopo, erano ancora quelli dell’età romana tardo-antica.

L’intervento voluto da Pasquale II rispondeva anche all’esigenza di sistemazione della viabilità messa in grave crisi dai crolli di molti monumenti antichi dovuti a terremoti ed incendi ed in parte anche all’abbandono per l’impossibilità di ripararli senza risorse adeguate. Molti dei monumenti erano chiusi già dal 382 d.C. quando con un decreto l’imperatore Graziano aveva ordinato la confisca dei templi e del patrimonio e privilegi che i collegi sacerdotali avevano; la cancellazione del paganesimo iniziò dall’espropriazione, tuttavia vi era la volontà di salvaguardare queste costruzioni considerati “monumenta” di alto valore artistico tanto che Onorio nel 399 emise un editto in cui ordinava di salvaguardare gli edifici di culto pagano e le opere d’arte che contenevano in quanto erano considerati “ornamenta” non solo di Roma ma dell’Impero. Tuttavia non tutti i monumenti furono protetti e tra quelli che erano già crollati nel V secolo c’è ad esempio il Porticus Minucia, ma se gli imperatori Orientali riuscirono a salvare Roma dalla volontà dei cristiani di distruggere tutto ciò che di pagano c’era a Roma, ben poco poterono contro i saccheggi dei barbari del 410 e del 455: nel Foro Romano il Secretarium Senatus, la Curia, l’Atrium Libertatis, la Basilica Julia, la Basilica Emilia ed il Templum Pacis furono saccheggiati e bruciati e poi solo alcuni restaurati.
La basilica Emilia non fu più ricostruita, fu spoliata di ogni decorazione e venne riedificato solo il portico anteriore, mentre il lato occidentale fu chiuso con un muro a nicchie (rimasto in piedi almeno fino al Rinascimento): divenne un monumento vuoto, pieno, però, di significato; il Tempio della Pace non fu restaurato e durante scavi recenti sono state ritrovate le colonne di granito rosa purtroppo molto frammentate e con le quali si sta portando avanti un difficile e molto criticato progetto di anastilosi, ovvero si sta cercando di rialzare le colonne integrando le parti mancanti con materiali moderni.

Il lavoro che oggi é difficile, era impossibile nel XII secolo; lungo i tracciati antichi erano sdraiate a terra enormi colonne monolitiche di granito che non era possibile rimuovere ed allora la soluzione fu di interrare quanto non era possibile rimuovere: si decise di ricoprire di terra innalzando le quote del terreno mediamente di quattro metri. Alcuni importanti monumenti dell’Antica Roma si salvarono nelle strutture essenziali ma subirono un radicale cambiamento, in particolare nel Foro Romano si intervenne su ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 02/02/2016)