Vicus Jugarius
Il Vicus Jugarius è forse la più antica strada di Roma, infatti anche prima dell’età dei re era la via dove passavano le genti che transitavano verso l’area mercantile presso l’approdo del Tevere.
Quando Servio Tullio costruì le mura di Roma dovette scavalcare la strada e vi fece costruire la Porta Carmentale che aveva due fornici proprio per permettere il passaggio del grande flusso di persone che ogni giorno passava per il Vicus Jugarius.
Nella prima età repubblicana il suo percorso era molto più lungo che non in età imperiale; all’inizio era una vera e propria direttrice di traffico arrivando sino al Colle Quirinale dove incontrava le strade provenienti dal territorio sabino, di Gabii, di Praeneste utilizzate dai mercanti per i loro traffici da e verso l’interno.
Per quanto riguarda l’origine del nome non sembra soddisfacente la traduzione letterale di “strada dei costruttori di gioghi”, secondo Festo Avieno la strada aveva preso il nome da un altare che sorgeva lungo il suo percorso ed era dedicato a Giunone, in questo caso l’etimologia deriva da Jugaliis che significa “unire” in quanto Giunone presiedeva ai legami coniugali.
Il Vicus già dal VI sec.d.C. iniziava dall’incrocio dei due bracci della Via Sacra all’altezza del Tempio di Saturno, nel tempo è andato crescendo di quota per via di sovrapposizione dell’acciottolato anche se ha mantenuto sostanzialmente il tracciato originario. Nel corso del I sec. a.C. assunse un aspetto monumentale con la costruzione della Basilica Julia, delle tabernae collegate a questa e dell’edificio poggiato alla parete posteriore del Tempio di Saturno.
L’importanza del Vicus fu sottolineata anche con l’erezione nel 16 d.C dell’Arco di Tiberio che celebrava le vittorie di Germanico sui Germani, aveva una sola fornice che scavalcava la strada all’angolo tra il Foro e il muro di sostruzione del Tempio di Saturno; l’arco era ancora in piedi al tempo di Costantino in quanto fu rappresentato nella adlocutio nel bassorilievo del suo arco.
Il Vicus subì una grande cambiamento dopo l’incendio dell’80 d.C. che distrusse molta parte delle costruzione tra il Campo Marzio ed il Palatino; ne approfittò Domiziano per restaurare dei monumenti ma anche per spostarne altri con lo scopo di cancellare dei simboli senatoriali più antichi a favore di simboli imperiali. Proprio sul Vicus Jugarius Domiziano realizzò due importanti edifici: il Tempio degli Dei Consenti ed un edificio posto alle spalle della Basilica Julia che viene indicato come post templum divi Augusti ad Minervam, probabilmente un portico destinato all’affissione degli originali dei diplomi militari.
Recenti lavori di scavo archeologico hanno svelato come esistessero tra la II e la III taberna delle scale che consentivano di raggiungere al livello superiore un portico coperto con volte a crociera da cui il pubblico poteva assistere ai processi che si svolgevano all’interno della Basilica, ma che era anche una “scorciatoia” per raggiungere il Vicus Tuscus e la zona del Velabro.
Lungo la strada sorgevano le insule che al piano terra avevano le tabernae i cui accessi si aprivano sulla strada, ma c’erano anche delle domus patrizie e si ritiene che appartenesse ad una di queste il ninfeo dipinto rinvenuto nel 1943. L’ambiente risaliva al tardo-impero, ma sicuramente edificato su fondazioni di età precedente, aveva forma quadrangolare ed era provvisto di una vasca; l’elemento più interessante è appunto l’affresco che fu ritrovato sotto una leggera pittura: vi era raffigurata, sulla parete di fondo, la Dea Roma sul trono con un personaggio imperiale mentre sulla parete di destra vi era una processione di figure femminili offerenti con le mani velate, probabilmente la stessa scena doveva ripetersi anche nella parete di sinistra purtroppo andata perduta.
Fu possibile recuperare il pannello centrale alto cm. 63 per cm 93 di base, attualmente conservato all’Antiquarium Comunale, raffigurante la Dea Roma; sulla base delle dimensione del Ninfeo , m. 2.67 x 2,50 h, e dell’iconografia dell’affresco, il momumento è stato intepretato come un Sacello della Dea Roma.
Avere una taberna lungo il Vicus Jugarius significava fare buoni affari, nel tratto più vicino al Foro c’erano anche argentari, venditori di stoffe, e poi andando verso l’approdo del Tevere c’era proprio l’emporium, il mercato dove si poteva trovare il meglio di ogni cosa proveniente da ogni angolo dell’Impero.
Il Vicus Jugarius esiste ancora, è una strada ancora viva di Roma, si chiama Vico Jugario e va da Via Santa Maria della Consolazione e Via Luigi Petroselli (ex Via del Mare).
di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 18/11/2015)
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