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Santa Maria in Cannapara

Santa Maria in Cannapara

Nel IX sec. d.C. nella navata sinistra della Basilica Giulia – dove già erano stati ricavati magazzini per la conservazione della canapa - fu ricavata la piccola chiesa di Santa Maria in Cannapara che venne affidata alla confraternita dei funari. Probabilmente nella chiesa era venerata anche Santa Caterina di Alessandria perché la ruota con cui subì il martirio somiglia molto a quelle usate per torcere il lino e la canapa e per fabbricare le funi ; mentre tutti coloro che lavoravano la lana (Lavoranti dei Lanari e Copertari, dei Linaroli, Canepari e Funari) avevano una speciale devozione per San Biagio in quanto gli attrezzi del loro mestiere ricordavano i pettini con i quali era stato martirizzato il Santo.
La menzione più antica della chiesa è del 1192 , inserita nel Liber Censuum di Cencio il Camerario tra il gran numero di chiese di poca importanza che ricevevano un obolo (presbyterium) di sei soldi, uno dei più bassi.
La chiesa non era delle più importanti ed era abbastanza piccola e fu frequentata fino a quando le piene del Tevere fecero innalzare il livello del Foro e i funari si trasferirono in Campo Marzio (XIII secolo). Dopo il Mille, il terreno circostante, di proprietà dell'ospedale della Consolazione, fu affittato come cava. Vicino alla piccolo Chiesa sembra che ci fosse anche un altro piccolo edificio che le cronache dell’epoca indicano come Custodia Cannaparae, ovvero una prigione.
Nel XV secolo la situazione nell'area cambiò, furono demolite le strutture medievali e sulla sopraelevazione del suolo fu costruita un'altra chiesa dedicata a Santa Maria delle Grazie. L'edificio poi nel 1876 fu trasformato in una corsia del Ospedale di Santa Maria della Consolazione. Tutta l'area fu poi demolita a partire dal 1870 per riportare alla luce i ruderi della Basilica Julia.
Durante i lavori di scavo del XIX secolo venne rilevata da Rodolfo Lanciani la sua pianta. Anche altri studiosi poterono edere quannto ritrovato negli scavi tra cui frammenti architettoniici ed altri reperti non più visibili in loco. Quando potè vedere i resti Huelsen così li descrisse:

Della chiesa rimangono una colonna col capitello, frammenti della cancellata del coro, ecc., e il tutto con ornati nello stile dei sec.VII-VIII. La costruzione della chiesa ha contribuito a conservare alcuni resti del portico esteriore: di un pilastro rimangono tre strati di marmo, di un altro si vedono le impronte nella calce di un pilastro laterizio il quale appartenne ad un arco sopra il vico Iugario, di cui si ignora il nome e la data precisa della costruzione.

Durante gli scavi archeologici del 1872 sul lato nord della basilica Julia, gli studiosi videro delle pitture murali datate al VI sec. d.C., che purtroppo presto caddero, mentre le decorazioni di marmo erano nello stile del IX-X secolo. Gli archeologi ritengono che le pitture del VI secolo siano riferibili ad una chiesa paleocristiana costruita al livello originario della Basilica Julia e già dedicata a Santa Maria. Le IX secolo il progressivo innalzamento del livello di camminamento determinò il rialzamento del livello di tutte le chiese del Foro perchè altrimenti non erano più frequentabili dai fedeli. Dai rilievi di Rodolfo Lanciani e da quanto indicano gli scavi si suppone che la chiesa avesse tre navate ma che quelle laterali fossero in realtà poco più che rientranze addossate alle pareti esterne ed elementi architettonici che dividevano il presbiterio dalla navata centrale.
Questi pochi resti della chiesa medievale sono stati riconsiderati con attenzione in rellazione lla maggiore attenzione data alle chiese medievalidi Roma. In particolare si tratta di quanto rimane dei plutei che delimitavano il coro e che gli storici dell'arte raffrontano con quelli di Santa Maria in Cosmedin, della Basilica Inferiore di San Clementee dei frammenti di quelli di San Giovanni a Porta Latina ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.3 - 28/11/2020)