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Tempio di Vespasiano e Tito


Quando Vespasiano morì nel 79 d.C., suo figlio Tito molto pragmatico e dotato di lungimiranza politica volle rendere chiaro al popolo di Roma che una nuova dinastia aveva nelle sue mani il destino di Roma. Titò emulò Ottaviano; come il princeps aveva voluto costruire un tempio dove i romani potevano onorare Giulio Cesare l'iniziatore della dinastia, così lui volle edificare un tempio al fondatore della dinastia Flavia, suo padre. Il Senato aveva decretato la natura divina di Vespasiano con il senato consultus e nel 79 d.C. Tito iniziò la costruzione del tempio dedicato al Divo Vespasiano.
Fu proprio Tito che decise dove doveva essere costruito il tempio dedicato a Vespasiano iniziatore della dinastia dei Flavi; il sito dove sarebbe stato edificato doveva essere espressione della importanza del suo operato, così se per Cesare fu scelto il lato est del Foro, per il Tempio da dedicare a Vespasiano si scelse un'area sul lato nord-ovest del Foro dove i membri della tribù Sucusana avevano voluto erigere una statua alla Pace per celebrare l'adventus in Roma di Vespasiano. Era uno spazio particolare, chiuso tra il Tabularium, il Tempio della Concordia ed il Portico degli Dei consenti ma era il solo che poneva il Tempio di Vespasiano alla pari di quello di Cesare.
La costruzione fu iniziata da Tito che morì solo due anni più tardi nel 81 d.C. per cui fu Domiziano a completarla ed a dedicare il tempio in un data che si presume possa essere alla fine del 86 d.C.. La tradizione ha trasmesso la designazione del Tempio come di Vespasiano e Tito, tuttavia proprio l'iscrizione dedicatoria sull'architrave del tempio menziona solo il culto per il Divo Vespasiano. L'iscrizione non è quella originaria ma risale alla restitutio di età severiana ed è conosciuta perchè fu copiata nel Medioevo dall'Anonimo di Einsiedeln:
Divo Vespasiano Augusto s(enatus) p(opulusque) R(omanus), Imp(eratores) Caes(ares) Severus et Antoninus pii, felic(es) Aug(usti) restituere.
L'area su cui fu costruito fu ricavata demolendo un precedente edificio, quasi probabilmente scomparve la Basilica Porcia che comunque era stata già ridotta quando era stato ampliato il Tempio di Saturno.
Dalle fondamenta in  tufo, travertino e opus caementicium, che si sono completamente conservate, è stato possibile ricavare le dimensioni relativamente modeste m. 28 x21 del tempio con sei colonne corinzie sul fronte ed altre 4 a completare il pronao mentre il muro della cella era visibile sui lati e la parete di fondo era appoggiata al Tabularium; questa scelta architettonica consentì di avere una cella abbastanza grande da poter accogliere le statue di Vespasiano e Tito entrambi già divinizzati quando il tempio fu dedicato.
Nel lungo periodo di abbandono del Foro, il tempio andò in rovina ed poi a partire dal XV secolo cominciò la spoliazione delle parti visibili, mentre per effetto delle continue esondazioni del Tevere, continuava l'interramento delle colonne arrivando a mostrare solo i capitelli; come appariva il tempio nel XVII secolo lo testimonia una incisione di Piranesi in cui le tre colonne superstiti sono interrate per molta parte della loro altezza.
Altra particolarità che si deve ricordare è come il tempio per lungo tempo sia stato creduto quello dedicato a Giove Tonante che si sapeva essere alle pendici del Palatino e proprio con questo nome lo individuò anche Piranesi.
Fu il Valadier nel 1811 che riportò alla luce le colonne rimaste dovendo poi scoprire anche le fondamenta che furono oggetto di opere di consolidamento perché rischiavano di crollare. Quando le colonne tornarono visibili nella loro interezza cominciò la frequentazione di studiosi che per poter meglio osservare i bassorilievi della trabezione.



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 10/04/2017)