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Le spolie di Roma


Nell’ultimo periodo dell’età imperiale e poi per tutta l’età medievale fu una pratica largamente diffusa il reimpiego di materiali ed intere parti di edifici antichi in nuove costruzioni. Il fenomeno ebbe originariamente motivazioni legate ad una diversa disponibilità sia dei materiali che delle competenze artistiche per la realizzazione delle opere, ma già alla fine del Medioevo e nel primo Rinascimento, almeno in Europa, divenne una scelta artistica di rinnovato apprezzamento per l’arte antica che si considerava espressione di un’estetica pura e quindi classica.
In età tardo-imperiale furono costruiti con materiali di spolio monumenti importanti come l'Arco di Costantino in cui furono impiegati materiali provenienti dagli archi onorari di Traiano, Adriano e Marco Aurelio, inoltre, lavori di restauro condotti nell'arco dell'ultimo ventennio hanno rivelato che l'arco non fu costruito per Costantino -e poi decorato con bassorilievi di spolio scelti secondo un preciso progetto propagandistico – ma si trattò di una vera appropriazione di un arco precedente la cui attribuzione deve essere fatta considerando sia la stratigrafia di fondazione che indica la prima metà del II secolo d.C. come data di costruzione, sia la preminenza dei tondi adrianei nei cicli figurativi; questi due elementi indicano che l'arco fu costruito per l'imperatore Adriano.
La causa degli spolii di età tardo-imperiale è da ricercarsi nella mancanza di manodopera specializzata a Roma; quando Costantino trasferì la capitale in Oriente e, nel volgere di pochi anni, tutte le maestranze qualificate che a Roma lavoravano per l'imperatore e la sua corte si trasferirono con lui e , seppure la classe senatoriale era rimasta a Roma, era ormai chiaro che il centro del potere era in Oriente e lì gli artisti avevano la committenza che necessitava della loro arte per rappresentare se stessa agli occhi del mondo.
Una concausa può essere individuata nella chiusura di tutti I templi pagani e poi nell'editto di Teodosio del 390 d.C. con cui si vietava il culto degli dei pagani.
La spoliazione divenne un'attività accettabile per opera di Costante II, l'imperatore dell'Impero che aveva la sua capitale in Costantinopoli ma per vicende dinastiche aveva deciso di spostarla. Costante arrivò a Roma nel 653 e vi rimase dodici giorni e mentre I primi passarono in celebrazioni religiose e festeggiamenti, negli ultimi due giorni I suoi uomini furono occupati nella prima vera opera di spoliazione; l'imperatore era interessato solo ai materiali preziosi e soprattutto al bronzo di cui I tetti di molti templi e chiese erano coperti, l' attenzione si concentrò soprattutto sulla copertura del Pantheon da cui furono asportate quasi tutte le tessere di bronzo.
Questo imperatore orientale non riteneva Roma più adatta ad essere capitale dell'Impero e così decise che sarebbe stata Siracusa la nuova capitale dell'Impero ma le vicende belliche in cui fu coinvolto non gli consentirono di realizzare il suo progetto e la sua visita a Roma si rivelò come una predazione programmata.
Le spoliazioni avvenivano in modo selettivo e se I materiali pregiati venivano trasportati e riutilizzati per l'abbellimento delle nuove costruzioni, I materiali cavati dai muri venivani divisi per tipi e quanto non era riusabile direttamente veniva sminuzzato e polverizzato nelle “calcare” ricavate negli stessi siti spoliati. Un esempio è la calcara individuata nella Basilica Julia o quella nel Teatro Balbo ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 01/04/2017)