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Schola Saxonum

Schola Saxonum

Poco si conosce del profondo rapporto che nel corso del Medievo legò i papi di Roma ai re dei Sassoni o Angli come venivano chiamati nel V secolo a.C.. quando Gregorio Magno ancora monaco li vide per la prima volta a Roma rimanendo stupito delle loro fattezze, l'alta statura, i capelli biondi e gli occhi azzurri e soprattutto del loro nome che gli fece pronunciare la famosa frase Non Angli, ma Angeli dovrebbero esser chiamati …
Forse memore di questa impressione quando divenne papa inviò il priore Agostino ad evangelizzare quella terra così lontana; il re del Kent Ethelbert che aveva sposato Berta, figlia del re dei Franchi e già di religione cristiana, si convertì e con lui circa 10.000 sassoni.
All'inizio del VII secolo nel Kent esisteva un codice in cui la chiesa cristiana era sotto la protezione del re che anzi gli riconosceva alcune indennità; dopo il Kent altre regioni si convertirono al cristianesimo.
Dall'arrivo di Agostino a Canterbury iniziarono anche i viaggi dei peregrini a Roma per poter pregare nella Basilica di S. Pietro, per imparare le pratiche liturgiche ma anche per riportare nelle loro terre libri e reliquie. Dal VI al XI secolo furono centinaia i pellegrini che giunsero a Roma, anche dei Re Sassoni fecero il pellegrinaggio sulla tomba dell'Apostolo Pietro che era considerata una porta del Paradiso; alcuni di loro fecero il viaggio ormai anziani nella speranza di potervi morire ed andavano ad abitare nei pressi della basilica, in una zona di Borgo che prese il nome di Schola Saxonum.
Fu il re Ina che dopo aver abdicato venne a vivere nel xenodochio (ospizio) dei Sassoni e per poterlo mantenere fece imporre dal cognato, a cui aveva lasciato il trono del Wessex, ai suoi ex-sudditi un tributo annuo, detto romescot, che consisteva in un denario d'argento che ogni famiglia doveva dare.
Dal IX secolo poi i re sassoni raccoglievano l'obolo di San Pietro, un penny d'oro che i sudditi versavano nelle casse reali e che veniva portato od inviato in sacchi a Roma; fu questo obolo che favorì il rapporto tra i papi ed i sovrani sassoni, alcuni dei quali ebbero anche l'onore di essere sepolti nella basilica come Caedwalla del Wessex che fu battezzato dal Papa stesso e poi il primo non religioso ad essere sepolto in S. Pietro. Il re Ina aveva comunque fatto costruire, nei pressi dell'ospizio una piccola chiesa che dedicò alla Vergine e nella quale fu posta un'icona che riuscì a salvarsi dai tremendi eventi che nei secoli seguenti avrebbero investito la schola.
Re, abati o semplici credenti sassoni trovano ospitalità nella Schola Saxonum che, con i donativi e lasciti che provenivano dai lontani territori del nord, offrivano assistenza, soccorso e cure mediche ai componenti ed inoltre provvedevano ai funerali ed alla sepoltura nel proprio cimitero dei sassoni che venivano a morire a Roma. La Schola Saxonum sorgeva nei pressi del Vaticano e fu la prima ad essere istituita, presto nelle vicinanze furono edificate anche altre scholae, ognuna con il proprio xenodochio, scuola, chiesa, dai Franchi, dai Teutoni, dagli Ungarici, dai Frisoni e molti altri. I peregrini che vivevano nella schola chiamavano il loro quartiere burg da cui deriva il toponimo medievale burgus Saxonum, matrice storica del nome dell'attuale quartiere: Borgo.
Nel 847 un tremendo terremoto colpì Roma e anche le case dei Sassoni ed probabilmente da un braciere rovesciato iniziò quello che sarà conosciuto come Incendio di Borgo, immortalato da Raffaello negli affreschi delle stanze Vaticane ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 15/05/2018)