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Regio I Porta Capena

Regio I Porta Capena

Quando Augusto decise la riorganizzazione amministrativa dell'Urbe la divise in XIV Regiones e la I Regio decise di chiamarla Porta Capena perchè la sua area iniziava proprio dove al tempo delle Mura Serviane era posta la porta da cui si controllava l'accesso in città di coloro che vivevano nei pagus suburbani e gli abitanti dei Colli Albani.
Già al tempo di Anco Marzio la città era cresciuta anche fuori le mura e la Porta Capena era diventato un limite religioso soprattutto connesso ai riti della guerra. Fuori Porta Capena si radunavano le legioni che dovevano partire per le camoagne di guerra e fuori porta Capena si svolgevano i riti propiziatori della vittoria quando a ranghi già formati i soldati si recavano al Tempio di Marte in Clivio, così come quando rientravano dalla guerra salivano all'Aventino per l'Armilustrium per depositare le armi prima di entrare in città. Infatti nessun militare poteva entrare nell'Urbe in arme così come i cavalieri non potevano entrare con le loro cavalcature.
Durante l'anno della sua censura, Appio Claudio Cieco prese la decisione di far costruire una strada che aveva una funzione diversa da quella che fino a quel momento avevano i percorsi che collegavano le città del Latium Vetus ai centri abitati dai popoli confinanti.
Sin dai tempi arcaici le tribù stanziate sui monti che facevano corona alla valle del Tevere, era solite scendere al fiume percorrendo la strada che correva lungo lo stesso tracciato della colata di Capo di Bove. Questo tracciato era lo stesso che era stato segnato dalla lava che scendendo dal vulcano Albano.
L'anno era il 312 .C. e Roma era impegnata nella seconda guerra sannitica, una guerra che si stava rivelando difficile. I sanniti erano un popolo di origine osco-sabina la cui presenza si era consolidata nel territorio montuoso del Latium e dell'Ipinia sin dal VI-V secolo e che aveva mire di espansione verso ovest, proprio verso gli stessi territori dove aveva cominciato a far sentire la sua supremazia Roma. Lo scontro divenne inevitabile e già se un primo confronto tra il 343 ed il 341 si era concluso con una tregua che non soddisfaceva entrambi i contendenti, non erano mai venuti meno i motivi originari della guerra.
La seconda guerra sannitica andava avanti da alcuni anni con alterne fortune quando nel 321 a.C. i romani subirono la più umiliante delle sconfitte passata alla storia come l'agguato delle Forche Caudine.
L'umiliazione che i sanniti fecero subire ai romani riguardavo non tanto la sconfitta o la frustrazione di prostrasi davanti al nemico, ma la violazione fisica dei corpi dei guerrieri. La leggenda racconta che tutti i romani catturati furono fatti passare sotto un'asse poggiata sopra due lance, in realtà i superstiti dell'esercito romano furono portata all'interno del recinto murario della vicina città di Canosium e qui tutti dal console, al tribuni, ai primipili sino all'ultimo legionario subirono la violazione fisica del loro corpo da parte dei sanniti vincitori.
Questa vicenda era assolutamente intollerabile e Roma preparò non solo la sua vendetta ma l'annullamento dell'esercito sannita e l'annichilimento di ogni velleità del popolo sannita. Il territorio difficile in cui dominavano i Sanniti richiedeva di porre in atto strategie che facessero venir meno i vantaggi che dava la regione montuosa. Una delle armi migliori dell'esercito romano era il controllo di strade diritte il più possibile per abbreviare i tempi di percorrenza e sufficientemente ampie da consentire il transito di carri con il rifornimenti.
L'antica consolare ben visibile nel suo tracciato all'interno del Parco dell'Appia Antica, ha invece subito qualche spostamnto del tracciato nelle sue prime 6 miglia,, tuttavia si può tentare di ricostruirlo rifacendosi alle tante testimonianze letterarie ed epigrafiche.
Il punto di inizio della strada consolare è appena fuori di Porta Capena, il varco nelle mura serviane da cui i viaggiatori gli eserciti inizivano il loro percorso verso i territori del Latium Vrtu prima e dell'Oriente dopo.
Porta Capena oggi è appena identificabile all'interno di un'aiuola appena oltre il grande piazzale dedicato a Numa Pompilio ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 20/11/2020)