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Raffaello e i suoi amici

Raffaello  e i suoi amici

Nel XV secolo la riscoperta della classicità portò con sé anche la riscoperta di alcuni valori considerati determinanti nella vita di un uomo. In questo senso fu notevole l'influenza dell'opera di Cicerone De Amicitia. L'opera, come gli altri scritti ciceroniani risalenti al ritiro tuscolano, entusiasmarono sin dalla loro prima apparizione nell'antichità, tanto che Papa Gregorio Magno ne vietò la diffusione perchè il loro stile e il loro contenuto avrebbero potuto affascinare i giovani distraendoli dallo studio delle Sacre scritture.
Non poteva esservi un motivo migliore per le menti vivaci del Rinascimento Italiano per la riscoperta degli scritti e del De Amicitia che divenne uno dei riferimenti della nuova etica laica.
Le arti interpretarono il sentimento dell'amicitia secondo i propri strumenti e nella pittura si affermò il cosiddetto doppio ritratto che coloro che si ritenevano “amici” volendo non solo rendere manifesto il sentimenti che li univa ma anche consegnarlo ai posteri, si facevano realizzare il doppio ritratto dai grandi ritrattisti.
A consacrare la pittura come l'arte che meglio poteva rappresentare l'amicizia ci pensò Leon Battista Alberti per il quale la forza della pittura è pari a quella dell'amicizia perchè riesce a “rendere presente” e vicino anche chi si trova lontano.
Il grande valore attribuito all'amicizia ed all'opera letteraria, che ne era quasi documento fondativo, è rappresentato forse meglio che altrove dal celebre dipinto di Jacopo Carracci detto il Pontormo che dipinse, mentre durante un'epidemia di peste alcuni artisti si erano rifugiati nel monastero dei certosini a Galluzzo, il doppio ritratto di due suoi amici. Come raccontò il Vasari:

ritrasse in uno stesso quadro due suoi amicissimi: l'uno fu il genero di Becuccio Bicchieraio ed un altro, del quale parimente non so il nome

e per rimarcare il forte sentimento che legava I due fra loro ed al Pontormo stesso, entrambi guardano verso il pittore ed uno dei due tiene con una mano un foglio ed indica con il dito dell'altra uno scritto che è poi un brano del De Amicitia di Cicerone.
Anche altri artisti rinascimentali furono contagiati da questa moda; a Raffaello, considerato uno dei migliori ritrattisti della sua epoca, si devono alcune delle coppie meglio riuscite a partire da quella realizzata nel 1516 quando ritrasse insieme in posizione contrapposta i due scrittori Andrea Navagero ed Agostino Beazzano in un ritratto ad olio di notevoli dimensioni per il soggetto ( cm 74 x 107 ) oggi alla Galleria Doria Panphili di Roma. Non si sa per chi fu realizzato il dipinto ma dello stesso soggetto furono forse realizzate altre copie più piccole su tavola lignea da usare come “immagine ricordo”. A sostegno di questa ipotesi esiste la testimonianza di un collezionista d'arte del tempo che raccontava di averla vista nella casa padovana di Pietro Bembo.
Altro autoritratto sul tema dell'amicizia è quello in cui Raffaello si ritrasse con Branconio dell'Aquila, cameriere segreto di Papa Leone di cui Raffaello coltivò l'amicizia e per il quale progettò e realizzò il Palazzo di Borgo. L'amico di Raffaello era Giovanni Battista che era un molto apprezzato orafo ma ben presto era divenuto consigliere del Papa da cui ottenne numerose rendite che gli consentirono di divenire committente del suo amico Raffaello.
Per Raffaello furono amici anche coloro che sostennero le sue ragioni negli scontri di stile con altri pittori del tempo, tra i più convinti sostenitori di Raffaello furono Baldassare Castiglione, Pietro Bembo, Bernardo Dovizi di Bibiena, Antonio Tebaldeo dei quali egli fece anche i ritratti.





di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 26/11/2020)