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Il Quirinale della Regina Margherita

Margherita di Savoia entrò al Quirinale come principessa di Piemonte, giovane sposa del principe ereditario Umberto, nel 1870, quando Roma divenne la capitale del Regno d’Italia, e l’antico Palazzo dei papi, che dominava la città eterna dalla spianata di Montecavallo, sostituì il rustico bugnato toscano della reggia fiorentina. Nei pochi anni che precedettero la morte di Vittorio Emanuele II, avvenuta nel 1878, Margherita ebbe probabilmente un ruolo defilato ma non secondario, nell’iniziare la trasformazione di quel severo palazzo pontificio in residenza di corte finalmente stabile dopo l’interregno fiorentino.
L'attenzione della principessa d Piemonte nel trasformare il palazzo pontificio nella reggia dei nuovi sovrani d'Italia è possibile individuarla negli arazzi, nelle suppellettili e nelle opere di pittura ancora presenti al Quirinale alcuni dei quali di altissima qualità, che giungevano a Roma dalle collezioni piemontesi, fiorentine, o delle corti preunitarie ora patrimonio sabaudo (Parma e Napoli), per conferire alle sale della nuova reggia una fisionomia che rispecchiasse la finalmente raggiunta unità nazionale.
Nel 1871 iniziarono gli interventi più urgenti per realizzare “l'appartamento pe' pubblici ricevimenti” al fine di creare una sfarzosa sala da ballo, peraltro mai realizzata, le scuderie reali che saranno denominate “Fabbricato Cipolla” dal nome dell'architetto della Real Casa, ed infine il restauro della Palazzina del Segretariato della Cifra per adattarla a residenza privata del re che comunque non andò ad abitarvi preferendo l'appartamento al piano terreno della palazzina gregoriana.
Nel 1874 iniziarono i lavori di trasformazione del primo piano dell'antica residenza per ricavare gli ambienti di quello che sarebbe stato l'appartamento di Margherita allora solo Principessa di Piemonte per il quale fu scelta l'ala a nord-est.
Poi nel 1878 Margherita fu davvero Regina nel palazzo romano ed allora una delle sue prime decisioni fu di trasferire nella sua nuova residenza la Biblioteca Piffetti che era stata realizzata per la Villa della Regina, una delle residenze torinesi della famiglia Savoia.
Pietro Piffetti era un ebanista attivo nella Torino del XVIII secolo che lavorò in modo particolare per la corte sabauda. La biblioteca consiste in una zoccolatura sormontata dagli scaffali per i libri incastonata in una boiserie , sul soffitto ed un parquet che vennero completamente rifatti al momento dell'installazione al Quirinale. La biblioteca vera e propria è composta da una struttura in pioppo rivestita di legni di diversa natura quali il palissandro, l’ulivo, il bosso e il tasso. L’insieme è impreziosito da raffinati intarsi in avorio.
Di assoluto pregio le due piccole consoles rivestite in tartaruga con intarsi in avorio che simulano fogli e stampe poggiati sul piano. In uno dei finti fogli in avorio si legge la firma di Pietro Piffetti.
I libri conservati nella biblioteca risalgono in gran parte alla fine dell’800 e molti di essi hanno rilegature decorate con lo stemma Savoia. Alcuni contengono dediche ed ex libris alla regina Margherita.
Faceva parte dell'appartamento privato di Margherita anche la sala che era stata la “Grand Cabinet de travail”, ovvero lo studio privato di Napoleone durante il breve soggiorno a Roma. Quando era ancora Principessa di Piemonte, Margherita la utilizzò come “Stanza da Toletta” ma quando nel 1878 divenne regina volle trasformarla in un ambiente dove poter ricevere i molti artisti di cui amava circondarsi. Delle decorazioni fatte realizzare durante l'occupazione francese, vennero lasciati gli affreschi della volta dove al centro era rappresentato Giulio Cesare che detta i suoi Commentarii e nei sei tondi che l'incorniciano, gli dei che nel mito proteggono Roma.
Dalle sei finestre della sala si poteva godere un panorama meraviglioso di Roma e questa sala Margherita fece trasformare nella Sala della Musica dove suonava il quintetto che dal 1893 patrocinò ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 04/03/2020)




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