Nerone l’ultimo imperatore della gens julio-claudia
Nel dicembre del 37 d:C. Agrippina Minore era nella villa imperiale di Anzio quando capì che stava per nascere suo figlio; il 15 dicembre nacque Lucio Domizio Enobarbo uno dei discendenti della famiglia imperiale giulio-claudia. Agrippina forse in quel bambino riconobbe le sembianze del fratello maggiore Nero, assassinato per volere di Tiberio, e lo chiamò con quel nome che poi lui avrebbe assunto quando divenne imperatore; il suo praenomen era usato dal gens Claudia sin dai tempi arcaici ed era infatti di origine sabina, come la sua familia, e il suo significato era 'forte' e 'coraggioso'.
Pochi mesi dopo la sua nascita, il nuovo imperatore, lo zio Caligola in seguito ad una malattia iniziò ad avere comportamenti paranoici e finì con l’esiliare a Pandataria, la sorella Agrippina colpevole di avere congiurato contro di lui; Nerone non aveva ancora un anno quando fu tolto alle cure della madre ed affidato alla zia Domizia Lepida, sorella del padre e madre di Messalina.
Il padre era Gneo Domizio Enobarbo, figlio di Antonia Maggiore e quindi nipote di Ottaviano, per il quale il matrimonio con la giovanissima Agrippina era stato una ricompensa di Tiberio per l'appoggio che gli aveva dato. Il matrimonio fu celebrato nel 28 d.C. ma durante la vita coniugale la sua condotta fu tutt'altro che esemplare; nel 37, anno della nascita del figlio Nerone fu coinvolto da una certa Albucilla, donna nota per la sua licenziosità, in un complotto per tradimento riuscendo a salvarsi dalla pena capitale solo per la morte di Tiberio.
Non si interessò mai molto della giovane moglie e forse nemmeno si preoccupava del bambino; era un uomo violento anche se in là con gli anni e di morale discutibile che già Agrippina detestava. La sua crudeltà ed arroganza si riconoscono in alcuni episodi raccontati da Svetonio come l'uccisione del servo che aveva ucciso perché si era rifiutato di bere quello che gli aveva ordinato od anche il bambino calpestato dai cavalli che conduceva lungo la Via Appia o il cavaliere a cui aveva tolto un occhio durante una rissa scoppiata nel mezzo del Foro. Quando Agrippina nel 38 d.C. fu confinata a Pandataria, il piccolo Nerone rimase nella casa del padre, affidato alle cure della zia Domizia Lepida mentre il padre continuava la sua vita fino a quando nel 40 d.c morì, sembra di idropsia, nella sua villa marittima di Pyrgi. Alla morte del padre Nerone non riuscì ad ereditare quanto gli spettava perché l'intero patrimonio fu incamerato dallo zio Caligola. Dal padre il giovane Nerone aveva comunque già ereditato il colore rosso dei capelli e l'inclinazione alla pinguedine.
La figura che dominò la vita di Nerone fu quella di sua madre Agrippina che dopo averlo fatto nascere si ritrovò relegata a Pandataria e riuscì a riabbracciare il piccolo Nerone dopo oltre cinquecento giorni. Il bambino aveva tre anni quando la rivide e non la ricordava neanche.
Durante la sua infanzia Nerone ebbe due nutrici, Claudia Egloghe ed Alessandria, entrambe schiave di origine ellenica dalle quali il bambino ancora inconsapevole fu abituato alle usanze elleniche; le due donne saranno le uniche che gli rimarranno vicine fino alla fine. Fino a quando la madre poté tornare da Pandataria, dopo la morte di Caligola, rimase nella casa della zia Domitia e suoi pedagoghi in quel periodo furono un danzatore ed un barbiere e lo schiavo Aniceto, almeno secondo quanto riferisce di lui Svetonio. Quando Agrippina tornò a Roma fu lei a decidere sulla formazione culturale di Nerone che fu affidata ai precettori anch’essi di origine greca: Cheremone di Naucrati, Lucio Anneo Seneca e Tiberio Claudio Balbillo ...
Per leggere tutto l'articolo iscriviti!
di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 27/07/2020)