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Il giardino degli aranci


Gea, la madre terra aveva donato a Zeus ed Era un meraviglioso giardino dove nascevano frutti dorati e ne aveva affidato la custodia alle Esperidi che in quel giardino conosciuto con il loro nome coltivavano le arance. Un giardino ugualmente bello dove crescono i frutti colore dell'oro si trova sull'Aventino e dalla sua terrazza si vede scorrere il Tevere e la vita nella città eterna.
I frutti dorati sono protagonisti anche nel mito di Atalanta, la loro bellezza ed il loro colore dorato attirano la giovane che perde la sua gara con Ippomene e la sua libertà.
Il frutto del giardino delle Esperidi era probabilmente la melarancia, frutto dorato che era un ibrido tra il pampaleone ed il mandarino ma già conosciuto da tempi antichissimi in Asia minore dove era giunto, attraverso la via della seta, dalla Cina. Il suo colore impressionava gli antichi, ed era questo che infatti aveva attirato Atalanta, ma non il suo sapore perchè l'arancia degli antichi era amara, la stessa che conosciamo come melangolo o arancia amara di Siviglia perchè fu proprio dalla Spagna, dove era stato portato dagli arabi che lo coltivavano nei loro giardini, che iniziò la ssua diffusione in Europa. Tuttavia sembra che già nella Magna Grecia fosse conosciuta l'arancia ed è probabile che fu in Sicilia che si riuscì ad ottenere il frutto dolce conosciuto oggi.
Gli antichi romani già conoscevano le arance che avranno scoperto nei lunghi periodi in cui le terre d'Asia Minore furono sotto il loro dominio, inoltre, a conferma di questa conoscenza, a Pompei sono stati trovati affreschi di limoni e di altre piante che assomigliano agli agrumi.
Tuttavia, secondo la leggenda, la pianta dell'arancio sarebbe arrivata a Roma del 1220, portata da San Domenico, il frate spagnolo a cui, dopo l'approvazione della regola avvenuta nel dicembre 1216, Onorio III aveva affidato il monastero sull'Aventino quale sede del suo nuovo ordine di frati predicatori .
In questo monastero San Domenico incontrò San Francesco, evento che rappresentò un momento importante nell' opera di diffusione della religione perchè i due ordini nella loro regola ponevano la centralità delle forme penitenziali che favoriranno a partire dal Duecento il risanamento morale della chiesa di Roma.
Domenico di Guzman era nato a Calaruega in terra iberica dove per alcuni secoli avevano dominato gli arabi che vi avevano portato la loro cultura ed anche alcune varietà di piante tra cui il frutto dorato che già a loro era arrivato dalla Cina insieme alle preziose sete ed altre piante. Quando il Papa affidò a Domenico quel monastero il predicatore volle portarvi anche qualcosa della sua terra e così nell'orto trapiantò un alberello che dopo poche stagioni cominciò a dare i suoi frutti.
Dopo del tempo la pianta si seccò ma dalle sue radici spuntarono nuovi polloni e la pianta continuò a dare frutti. La leggenda racconta che la pianta che ancora oggi si vede nel giardino chiuso dei domenicani sia la stessa che portò San Domenico.
Un'altra leggenda è legata alle arance dell'Aventino e racconta che le arance candite che Santa Caterina da Siena portò a Papa Urbano VI nel 1379 provenissero proprio dall'albero di San Domenico; la santa aveva candito le arance per dimostrare al Papa che era abbastanza scorbutico che anche un frutto aspro poteva riempirsi di dolcezza.
Nel 1870 con la soppressione degli ordini religiosi il convento dei domenicani fu trasformato in lazzaretto comunale ma l'arancio rimase nel suo giardino ed era ancora lì quando il convento fu loro restituito; nessuno aveva toccato la pianta di San Domenico ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 26/04/20167)