Fulvia, donna di potere
Fulvia era l’ultima discendente di Scipione l’Africano; sua madre era Sempronia Tuditana, figlia di Tiberio Sempronio Gracco, nipote di Cornelia Africana Minor la figlia di Scipione e di Aemilia Tertia, nella sue vene scorreva il sangue delle gentes che avevano fondato Roma e lei pretendeva il riconoscimento del proprio lignaggio che poteva anche ben sostenere con le enormi ricchezze di cui era erede.
Il padre era Marco Fulvio Flacco a cui Cicerone diede il soprannome di Bambalione ( sciocco), figlio comunque del console del 125 a.C. La gens Fulvia era plebea ed originaria di Tusculum, qui nacque Fulvia Flacca nel 77 a.C. Il padre morì abbastanza presto e la madre sposò poi Lucio Licinio Murena, legato di Lucullo nella guerra contro Mitridate e poi console nel 62 a.C.
Fulvia era uno dei migliori partiti di Roma e come tutte le giovani romane si sposò presto, doveva avere circa sedici anni quando nel 61 a.C. divenne la moglie di Publio Clodio Pulcro, ricchissimo ed ambizioso uomo politico che pochi anni più tardi la portò a vivere nella più bella domus mai costruita a Roma, la domus che era stata di Scauro il giovane ed aveva acquistato per ben 14 milioni e 800 mila sesterzi. Da quella casa sontuosa Clodio Pulcro diede la scalata ai vertici del potere di Roma e Fulvia fu sempre attivamente al suo fianco da quando era tribuno della plebe e poi nel 56 a.C lo sostenne nella campagna per la sua elezione come campione dei populares al consolato per l'anno successivo. Nonostante le apparenze, la convenienza del matrimoni non fu tanto per Fulvia quanto per Clodio che poté avvantaggiarsi del sistema di relazioni che la giovane moglie aveva con il partito dei populares e soprattutto con Giulio Cesare. Alcuni storici ritengono che la vicinanza di Fulvia a Giulio Cesare discendesse da un rapporto di affinità, sembrerebbe infatti che sua madre avesse sposato in prime nozze un Pinario da cui ebbe un figlio, fratellastro di Fulvia, Lucio Pinario Natta che sposò una nipote di Cesare. I fatti raccontano che fu con il supporto di Cesare che Clodio riuscì a compiere la transvectio ad plebem, ovvero passare dal patriziato alla plebe facendosi adottare da Publio Fonteio, al fine di poter divenire tribuno della plebe iniziando la scalata che aveva come obiettivo il consolato. Clodio divenne tribuno della plebe nel 58 a.C. e l'anno seguente si presentò alle elezioni per il consolato per i populares e contro Milone che in un agguato lo fece assassinare.
In sontuosa dimora sul Palatino venne riportato il corpo senza vita di Clodio dopo l'attentato di cui cadde vittima sulla Via Appia; Fulvia lo fece esporre come era consuetudine nell'atrium della loro casa ma non lo fece ripulire del sangue di modo che tutti coloro che andavano ad omaggiare la memoria del tribuno, potessero vedere la crudeltà con la quale i nemici del tribuno avevano infierito su di lui. Con l'aiuto dei collaboratori di Clodio, tribuni della plebe Tito Munazio Planco e Quinto Pompeo Rufo, che pronunciarono dei discorsi che aizzavano il popolo contro gli oppositori e presunti assassini di Clodio, Fulvia trasformò il rito funebre in funus seditiosum. Il popolo prese il corpo martoriato di Clodio e lo trasportò nella Curia Ostilia e presi sedili dal senato e libri dal secretarium improvvisò una pira da cui il fuoco arrivò a bruciare la Curia stessa ed altri edifici contigui. Il tumulto del popolo non si calmava ed allora il Senato autorizzò l'ingresso di milizie armate e decretò una situazione di estremo pericolo e per riportare l'ordine nell'Urbe diede a Pompeo l'incarico di console sine collega.
Fulvia presenziò poi anche al processo contro Milone, l'avversario politico di Clodio che fu accusato dell'assassinio e fu allora che chiamata a testimoniare si presentò accompagnata alla madre Sempronia. La testimonianza delle donne in tribunale era un fatto inusuale e sebbene quella sia stata la prima apparizione pubblica di Fulvia, la sua testimonianza si espresse senza l'uso della parola perché così imponeva la consuetudine . Alle donne era consentito esprimere il proprio “sentire” solo attraverso i canali comunicativi che si ritenevano propriamente femminili; Fulvia portò nell'aula del tribunale la testimonianza del suo dolore espressa attraverso il pianto e la disperazione. Il comportamento di Fulvia fu in quell'occasione assolutamente rispettoso del mos maiorum e proprio attraverso quello riuscì a ribaltare l'atteggiamento dei giudici e l'opinione dei presenti che consideravano Clodio come colui che era incorso nel suo cattivo destino proprio perché non aveva osservato le regole del mos maiorum. Clodio era indubbiamente un “uomo sopra le righe” ma era il rappresentante dei populares ed in quella occasione Fulvia non solo difendeva il suo ruolo di moglie ma rappresentava anche un'opportunità di riscatto dei populares nello scontro con gli optimates.
Nulla valse a Milone la difesa di Cicerone (Pro Milone) e fu condannato all'esilio ma già da allora si iniziò a delineare il confronto tra Fulvia e Cicerone che l'attaccava continuamente nei suoi scritti ed influenzando anche politici ed intellettuali della sua cerchia; Fulvia aveva già dimostrato di essere un pericolo perché oltre a comunicare ai giudici la pietas propria della moglie palesava un comportamento pubblico nuovo e che rivendicava un ruolo primario nella scena politica ed era considerato una intromissione femminile nel mondo maschile.
Fulvia continuò a vivere nella splendida casa alle pendici del Palatino che dopo il rientro di Cicerone dall'esilio era stata ridotta nelle dimensione perché dovette restituire all'arpinate l'area in cui sorgeva la sua domus che era stata demolita, anzi Cicerone tentò di acquistare la casa da Fulvia ma lei vi rimase a vivere con i due figli che erano nati dal matrimonio con Clodio, un maschio chiamato come il padre Publio Clodio Pulcro ed una femmina, Clodia Pulcra, che sarà ancora bambina la prima moglie del giovane Ottaviano ...
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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 19/12/2019)