Login    FOLLOW US ON follow on Facebook follow on Twitter follow on Pinterest follow on Tumblr follow on Google Plus

Le diaconie del III secolo

Le diaconie del III secolo

Il 236 d.C. dovette essere un anno molto particolare se a capo di due organizzazioni che detenevano, l'una in essere e l'altra in fieri, il destino del mondo occidentale arrivarono due uomini comuni. A Magontiacum la legione composta di coscritti traci uccide Alessandro Severo e sua madre Julia Mamea e acclamava imperatore il proprio comandante Caio Julio Vero Massimino, di padre goto e madre alana, che da semplice centurione sotto Settimio Severo era divenuto comandante di una legione; a Roma la comunità cristiana è riunita per eleggere il suo nuovo vescovo dopo che il Papa appena proclamato Antero è morto durante il secondo mese del suo officio, sembra un segno divino ed allora tutti aspettano un'altra indicazione: passa in quel momento un uomo che ritorna dal lavoro nei campi e sul suo capo va a posarsi una una colomba: l'animale che simboleggia lo Spirito Santo indica l'uomo che sarà Papa con il nome di Fabiano.
Fabiano dovette essere nominato prima vescovo e poi divenne Papa il 10 gennaio del 236; si rivelò un uomo energico e capace che seppe organizzare la chiesa cristiana per affrontare le attività assistenziali che l'impero romano aveva smesso di fare verso gli strati poveri della popolazione. Negli ambienti dove prima si facevano le distribuzioni di grano e presso alcuni horrea furono realizzati degli ambienti per ospitare i pellegrini e per conservare le derrate da distribuire ai cittadini poveri. In questi luoghi già istituiti a partire dal II secolo si svolgevano non solo i riti evangelici ma veniva soprattutto data assistenza ai poveri ed ai pellegrini secondo una procedura che fu proprio Papa Fabiano a stabilire. Egli unì due a due le quattordici Regioni Augustee dividendo così Roma in sette parti anche se le regioni ecclesiastiche furono stabilite in altro modo:
- I Regio da unione di Porta Capena(I) con XIII
- II regio da Celio(II) - VIII + IX
- III regio da III+ V
- IV regio da IV+ VI
- V regio da X+ Piscina Publica (XII)
- VI regio comprendete solo Transtiberim (XIV)
- VII regio VII + IX
Queste regioni vennero chiamate diaconie ma sembra che non rappresentassero una divisione del territorio, come era invece per le Regiones augustee, quanto invece che rispondessero a valutazione degli spazi urbani su cui pesavano anche valutazione simboliche. Le diaconie non furono definite in ragione della distribuzione della popolazione nella città, ma secondo l'importanza che determinate aree ed edifici avevano nella città ed al particolare valore simbolico che alcuni di questi avevano in funzione della ragione di queste istituzioni che era quella di dare assistenza ai più poveri.
Diventa così comprensibile la divisione attuata da Fabiano. Le sette diaconie in cui Fabiano divise Roma furono di preferenza situate dove prima si erano trovati edifici annonari o magazzini romani ed erano:
- Santa Maria in Via Lata
- Santa Maria In Cosmedin
- Santa Maria Antiqua
- San Teodoro
- San Giorgio al Velabro
- San Vito
- Santa Maria in Domnica
Le diaconie di Roma presero a modello quelle della Palestina , nate a loro volta sul modello delle comunità monastiche egiziane che avevano come loro unico compito l'assistenza ai poveri. Al tempo di Papa Fabiano le diaconie erano rette da civili, i diaconi, affiancati da ecclesiastici.
In una lettera che Papa Cornelio invia ad Eusebio di Cesarea databile tra il 250 d il 254 fornisce un quadro dell'organizzazione della chiesa prima dell'inizio delle persecuzioni di Decio; nella città erano presenti  46 preti, 7 diaconi, 7 suddiaconi, 42 accoliti, 52 fra lettori ostiari ed esorcisti, e 1500 fra vedove e poveri aiutati dalla comunità.
L'organizzazione subì molti cambiamenti fino al VIII secolo quando furono definiti i principi a cui doveva essere informata la loro attività. Il nodo della questione è che Costantino aveva di fatto lasciato Roma alle cure della chiesa ed allo stesso tempo gli aveva lasciato anche i mezzi per sostenerla, la chiesa era infatti divenuta proprietaria di grandi latifondi in Sicilia da cui ricavava il grano da distribuire agli strati poveri della popolazione, avvenne però che alcuni pontefici fecero pagare il grano e come loro anche dei diaconi e quindi gli incarichi divennero vere fonti di ricchezza e per questo causa anche delle lotte che dilanieranno Roma tra il IX ed il XII secolo.
La Diaconia di Santa Maria in Via Lata fu ricavata tra i portici in cui avvenivano le distribuzione di grano vicino ai Saepta Julia unendo tra loro sei magazzini risalenti al II secolo d.C.e sin da subito fu gestita da monaci orientali.
L'edificio venne rifatto al tempo Sergio I trasformando uno degli ambienti in oratorio ed un altro fu decorato con l'affresco dei Sette dormienti di Efeso che si può ammirare ancora oggi nella cripta della Chiesa di Santa Maria in Via Lata.
La Diaconia di Santa Maria in Cosmedin, all'inizio era chiamata in Schola Graeca poiché era stata affidata ad una corporazione greca; fu ricavata dai locali addossati all'Ara Maxima di Ercole che erano utilizzati dai mercanti fenici e greci per trattare i loro affari e la loro presenza fece conseguire a tutta l'area circostante, abitata da una folta comunità greca, di una sorta di extraterritorialità in. Nei pressi dell'Ara di Ercole era stata costruita una della Statio Annonae, sede del Prefetto dell'Annona dove venivano fatte le distribuzioni di grano; in questi locali ormai quasi dismessi nel III secolo sembra che si insediò una piccola comunità cristiana guidata da un diacono che distribuiva cibo e dava assistenza agli orfani e vedove. Secondo gli ultimi studi non ci sono conferme sulla coincidenza della sede della diaconia con la Statio Annonae, tuttavia sappiamo che presso l'Ara di Ercole erano i locali dove i mercanti depositavano le loro merci e probabilmente la diaconia andò ad occupare proprio quei locali.
La diaconia vicino ai locali con le merci da distrinuire aveva anche un titulus dove i frequentatori si riunivano per pregare. Solo nel VI secolo vi sarà istituita una piccola chiesa e un'attività liturgica.
Nella cripta è ancora visibile una una parte dell'antica Ara che rimase inglobata nella chiesa quando nel 782 Papa Adriano I decise di ampliare la Diaconia, qui si erano rifugiati un gruppo di monaci ortodossi fuggiti da Bisanzio per salvarsi dalle persecuzioni iconoclaste del VIII-IX secolo.
La diaconia di Santa Maria Antiqua si trovava all'interno del Foro Romano ed è con la vicina diaconia di San Tedodoro, l'edificio in cui gli studiosi considerano possibile che l'insediamento sia avvenuto per la continuazione dell'attività assistenziale in cui nel III secolo la Chiesa iniziò a sostituire l'Impero. Questo compito fu istituzionalizzato da Costantino quando iniziò a donare ai titulus vaste proprietà da cui ricavare i prodotti e le rendite per l'attività di assistenza dei poveri e dei pellegrini. Gli storici ritengono che i cereali, e gli altri alimenti venivano tenuti in deposito nei vicini Horrea Agrippiana. Santa Maria Antiqua rimase attiva, sia come diaconia che come titulus, sino all'anno 847 quando il terremoto che cambiò molto l'aspetto di Roma fece cadere le sovrastanti strutture del palazzo Imperiale inducendo il Papa a trasferire la chiesa e le sue funzione alla chiesa di Santa Maria Nova, conosciuta anche come Santa Francesca Romana.
Lungo il Vicus Tuscus appena dopo gli Horrea Agrippiana fu aperta la Diaconia di San Teodoro al Palatino; gli storici ritengono che poiché si trova ad una quota più alta rispetto agli edifici romani, sia stato eretto sulle rovine di qualche edificio precedente. Strutture che possono essere in affetti attribuite ad un edificio del IV-V secolo sono state rinvenute sotto l'attuale chiesa di S. Teodoro. E' stato individuato un ambiente definito da murature in opera listata, un'abside con un sedile, una scalinata su cui poggiano due capitelli e due basi di colonna; si riteneva che potesse appartenere ad un rifacimento di una parte degli Horrea Agrippiana dopo l'inondazione del 589 ed una loro possibile trasformazione in Horrea ecclesia, mentre la presenza di più ambienti comunicanti e l'aula absidata dimostrano che si trattava di un luogo di culto e dedicato da subito al martire soldato S. Teodoro ed usato dal presidio bizantino che era a guardia del Palazzo Imperiale ...



Per leggere tutto l'articolo iscriviti!



di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 12/02/2019)