Login    FOLLOW US ON follow on Facebook follow on Twitter follow on Pinterest follow on Tumblr follow on Google Plus

Clavus Annalis


Il clavus annalis era una cerimonia annuale ed abitudinaria che consisteva nell’infiggere un “clavus”, chiodo, nel lato destro del Tempio di Giove Ottimo Massimo, ed avveniva alle Idi di settembre - 13 settembre - giorno in cui si festeggiava la consacrazione del tempio di Giove Ottimo Massimo. Secondo quanto riporta Livio la cerimonia aveva radici etrusche, in tempi molto remoti quando ancora non c’era la scrittura ed i chiodi infissi consentivano il conteggio degli anni.

Quando la cerimonia approdò a Roma si caricò di altre valenze religiose e continuò a servire anche per il conteggio degli anni quando, secondo l’organizzazione romana, il potere era affidato alla figura straordinaria del dittatore che durava in carica solo 6 mesi e quindi occorreva introdurre degli anni fittizi per correggere la differenza tra anni consolari ed anni naturali.
La cerimonia che veniva officiata dal “dictator clavi fingendi causa” era regolata dalla lex de clavo pangendo che Livio ( VII 3, 5-9)

"Lex vetusta est, priscis litteris verbisque scripta, ut qui praetor maximus sit idibus Septembribus clavum pangat; fixa fuit dextro lateri aedis Iovis optimi maximi, ex qua parte Minervae templum est… a consulibus postea ad dictatores, quia maius imperium erat, sollemne clavi figendi translatum est. Intermisso deinde more, digna etiam per se visa res propter quam dictator crearetur."

Nel IV secolo a.C. l’usanza era già stata dimenticata, la diffusione della scrittura aveva reso inutile la cerimonia dell’infissione del chiodo per mantenere il conteggio degli anni; il venir meno dell’obiettivo pratico aveva fatto dimenticare il contenuto religioso della cerimonia ed avvenne che nel 363 a.C. il Senato pensò che questo comportamento fosse la causa della pestilenza che imperversava a Roma.
Tito Livio racconta che alcuni senatori vollero nominare un dittatore per riprendere la cerimonia; fu eletto Lucio Manlio conosciuto come l’Imperioso per le modalità con cui, oltre ad aver piantato il chiodo, realizzò la campagna di reclutamento per la guerra contro gli Ernici adottando misure tanto severe – vessazioni, ammende, pene fisiche – che lo resero tanto impopolare da dover rinunciare anzitempo all’incarico.

La necessità che sentirono i senatori di nominare un dittatore con il solo scopo di “piantare un chiodo” si ricollega al contenuto religioso della cerimonia che era un ri­tuale magico inteso a «immobilizzare» un male che colpiva la comunità; assolveva alla funzione di scongiurare il male e fissare per sempre nel tempo un evento fausto. Il rito era stato ripreso dagli etruschi ed era collegato al culto di Norzia, la Dea etrusca del Destino che aveva il suo tempio a Bolsena; qui il rito del chiodo aveva, oltre la finalità di mantenere il conteggio degli anni, anche il significato di inchiodare e neutralizzare un malefizio. Il rito era esercitato con la speranza di immobilizzare gli eventi funesti e di riportarli su un nuovo corso più propizio; questa interpretazione spiega anche perché i romani assimilarono Norzia alla Dea Fortuna.
La cerimonia venne abbandonata già nel II sec. a.C, ma Augusto volle rimetterla in vigore trasferendola dal Tempio di Giove Ottimo Massimo a quello di Marte Ultore ed affidandola al censore anziché al console; il suo fu il tentativo di ripristinare un rito antico solo perché tale, infatti si era perso il significato religioso considerandolo un semplice rito propiziatorio.





di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 26/09/2015)