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Ciconiae Nixae


Nell' Ager Tarax , oltre l’altare di Dite e Proserpina, c'era anche un altro sito conosciuto come ad Nixas, o Ciconiae Nixae, dove si trovava un altro altare riservato alla celebrazione di rituali.
Il toponimo stesso è ”oscuro” e la sua traduzione non aiuta; cosa intendevano nell'antica Roma quando dicevano di andare alle “Cicogne inginocchiate”? Esiste un dibattito in corso sulla possibilità che i due termini siano disgiunti e si riferiscano quindi a siti diversi che inizialmente indicati come Ad Ciconias e Ad Nixas con il passare del tempo a causa della loro vicinanza divennero un unico toponimo: Ad Ciconias Nixas vel Ciconiae Nixae.
Il luogo esatto che veniva indicato con quel nome ancora al tempo dei Tarquini, si trovava in Campo Marzio lungo la riva del Tevere nei pressi di uno dei punti di attracco delle navi onerarie in particolare del Portus Vinarius ma anche della Statio Marmorum. Ad Nixas era anche uno degli attracchi del Tevere dove veniva scaricato il vino imperiale; Ad Nixas aveva, almeno nel tardo impero, sede la corporazione dei susceptores vini a cui dovevano essere consegnate le cupae dove veniva riversato il vino, proveniente da altre terre, arrivato a Roma nelle anfore trasportate da navi ed il cui approdo era proprio in quella parte del Campo Marzio. Ma Ad Nixas arrivavano, sempre via fiume, anche i blocchi di marmo pregiato proveniente dall’Africa e dall’Oriente come è stato confermato da molte tabernae di marmorari nelle vicinanze.
Sia per scaricare le anfore contenenti il vino e soprattutto per le lastre e blocchi di marmo pregiato, nel punto d’attracco si trovavano delle macchine che avevano la funzione di sollevare i carichi e che da allora presero il nome di “ciconiae”.
Le correlazioni del nome a quanto accadeva nel sito non riescono a spiegare l'origine del nome; il nome latino “Ciconiae” designa proprio l'uccello ed allora quale il nesso tra il luogo e l'uccello, reale o simbolico?
Ancora al tempo dell'antica Roma le cicogne nidificavano lungo il Tevere e nei laghetti della Valle del Tevere ed è anche probabile che, nelle anse del Tevere ed in Campo Marzio fino alla bonifica di Agrippa, coppie di cicogne abbiamo fatto i loro nidi nel Palus Caprae, tuttavia questi eventi naturali non sono sufficienti a spiegare le radici di un toponimo così rilevante.
La cicogna è un animale simbolico sin dai tempi arcaici, ancora oggi l'immagine di una cicogna annuncia una nascita. Il legame di significanza con l'inizio della vita ha un'origine lontanissima, proviene dagli dei Cabiri, i grandi dei dell'età del bronzo il cui culto fu diffuso proprio dai Pelasgi che, nelle loro migrazioni, dall' Etruria all'Anatolia e poi ritornando lo portarono in Grecia e poi a Roma. Proprio per le loro migrazioni questi uomini furono chiamati Pelasgi o Pelargi (gruppo di uccelli che include anche i Ciconidi) che significa “cicogne”, perchè come gli uccelli lasciarono la loro terra per tornarvi dopo molto tempo.
I loro dei erano i Cabiri, Dei ctoni perché il culto era centrato sull'oltretomba e sulla fecondità della terra, sulla morte a cui seguiva la resurrezione del dio figlio ad opera del dio padre e della madre terra; nei santuari venivano celebrati i Mysteri riti di esaltazione del ciclo della vita , dalla nascita alla morte e di avvicinamento alla vita dopo la morte; questi riti erano riservati agli adepti ed è quindi probabile che si svolgessero in luoghi sotterranei come le grotte che sappiamo erano nel Tarentum ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 07/06/2016)