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Cena a Casa di Nasidieno

Cena a Casa di Nasidieno

Il banchetto romano è una delle consuetudini più note della cultura romana; non poche sono le rappresentazioni in scene affrescate e nei mosaici ma per scoprire le modalità con cui si svolgevano ci si deve avvalere dell'opera di due scrittori romani: Petronius Arbiter, che nel suo Satyricon ne ha descritto gli eccessi più volgari nella cena a casa di Trimalcione, ed Orazio che nella Satire racconta il banchetto sobrio svoltosi in casa del ricco Nasidieno in compagnia di altri personaggi tra i quali spicca Mecenate.
Il banchetto nei tempi arcaici di Roma era il convivio, il cui significato letterale è bere insieme e descrive la sua funzione di occasione per rinsaldare i legami; così Cicerone nel Cato Maior De Senictude descrive il convivio romano

... enim maiores nostri accubationem epularum, quod amicorum et vitae coniunctionem haberet convivium nominarunt ….
infatti, I nostri antenati chiamarono convivio lo stare a tavola fra amici, appunto perché comporta comunanza di vita

Cene come quella offerta da Trimalcione non sarebbero state possibili durante l'età repubblicana quando si cercò di tenere a freno le spese attraverso le leggi suntuarie emanate sin dall'inizio del II secolo fino a quella voluta da Augusto nel 18 a.C. , Lex Julia Sumptuaria, che fissava il limite massimo della spesa per I banchetti in 1.000 sesterzi per quelli in occasione di matrimoni, in 300 sesterzi per I bnchetti nei giorni delle festività ed in 200 sesterzi nei banchetti tenuti nei giorni normali. I limiti posti da Augusto erano abbastanza severi se si considera che un sesterzio del suo tempo può corrispondere a circa due euro attuali, ed infatti I limiti imposti dal princeps venivano spesso disattesi anche se è vero che I ricchi molti dei cibi che offrivano ai commensali li producevano nella propria villa rustica proprio come si vanta Trimalcione durante la cena che si svolge come convivio di un giorno normale.
L'interesse di Orazio per il banchetto è descritto nell'ottava satira del secondo libro delle Saturae, quello in cui parla dei costumi di Roma riguardo al cibo. Nasidieno secondo la tradizione letteraria è un cavaliere romano la cui attività è la riscossione dei tributi per conto dell'amministrazione statale e che ha necessità di mantenere buoni rapporti con chi può essere in grado di favorirlo nella sua attività. Per questo il suo ospite d'onore è Mecenate, amico e consigliere di Augusto.
Nel descrivere il banchetto offerto da Nasidieno, Orazio rappresenta iI modello di condotta a tavola secondo l'etica di Augusto e tuttavia anche nella sua domus non mancano pietanze particolari, cucinate ed esibite più per ostentazione che per il loro intrinseco sapore o piacevolezza al palato, così è per il pavone che è preferito alla gallina per il fascino che suscita agli occhi ma non per il sapore, od anche la gru che andava servita cosparsa di sale, con farro, fegato d’oca, fichi e lepre.





di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 30/10/2020)