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Argenti a Sbalzo dell’Antica Roma


Nell’età della Repubblica a Roma non si tenevano in gran conto i metalli preziosi, la civiltà romana era ancora legata ai costumi antichi e quindi restia ad usare l’oro, l’argento ed il bronzo; un primo cambiamento ci fu dopo la prima guerra punica dove fu necessario avere una moneta più forte per andare a commerciare con gli altri paesi del Mediterraneo ed allora furono coniate le prime monete in argento.
Le guerre di conquista che portarono Roma a contatto con la Magna Grecia e con la cultura ellenistica, determinarono un totale cambiamento di tendenza; i bottini che arrivarono in grande quantità portarono nella vita quotidiana oggetti meravigliosi che potevano solo essere usati. Nelle domus patrizie entrò il vasellame in argento che divenne un elemento indispensabile per la vita sociale.
Dalla Grecia arrivarono anche gli artigiani e dal I secolo a.C. inizia a Roma la corsa all’argento, i piccoli capolavori che abili artigiani riescono a realizzare con le lamine dolci d’argento, diventano status simbol.
Alcune persone arrivano ad averne quantità enormi come Pompeo Paolino, governatore della Germania Inferiore, amico di Plinio, che ne possedeva 12 mila libbre (circa 4 tonnellate).
La disponibilità di questi metalli, soprattutto dell’argento sembra essersi ridotto nel tempo, infatti pur rimanendo attive le miniere dell’Anatolia non erano sufficienti a soddisfare la richiesta e così l’argento proveniva dall’Iberia ed anche da alcune miniere che i romani avevano trovato in Pannonia. Tuttavia spesso si usava fondere vecchi manufatti per realizzarne di nuovi che meglio soddisfacevano nuovi gusti e nuove mode.
Negli argenti romani antichi furono determinanti le tecniche impiegate ed una delle più raffinate fu la lavorazione a sbalzo. Lo sbalzo è un procedimento tecnico antichissimo per la decorazione a rilievo di materiali molto malleabili quali l’argento, l’oro, il rame ed il bronzo, per eseguirlo venivano impiegate sottili lamine d’argento dove mediante ceselli si otteneva la figura modellando delle concavità grandi e piccole. La lavorazione veniva effettuata sul rovescio ma i particolari venivano ottenuti aggiungendo delle sottili lamine a diritto.
Sono a sbalzo la maggior parte degli oggetti dei famosi tesori di Boscoreale, di Hildesheim, di Bernay, della casa del Menandro a Pompei, nei quali Roma dimostra di essere l'erede tanto dell'arte che dello sfarzo delle grandi corti ellenistiche.

Le tecniche di lavorazione e l’abilità degli orafi antichi hanno creato opere d’arte che oggi possiamo ancora ammirare, tuttavia ai tempi dell’impero si teneva conto più del peso che dalla lavorazione del vasellame. La ricchezza di un patrizio era espressa da peso del suo vasellame che era anche molto utilizzato come “dono” come durante i Saturnalia, oppure come fece Simmaco quando suo figlio fu nominato questore distribuendone ai suoi amici che ne avevano sostenuto l’elezione a magistrato.
I doni di Simmaco ai suoi amici sono assimilabili alle Largitiones degli imperatori del IV e V sec., ovvero il dono di vasellame in argento od oro che venivano fatte ad alti funzionari o ufficiali che in questo modo l’imperatore intendeva gratificare ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 29/10/2015)