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Il bosco di Anna Perenna al Parco della Musica


Al primo miglio della Via Flaminia si trovava il bosco consacrato ad Anna Perenna; fuori della porta Flaminia si stendevano le grandi aziende agricole e poi vi erano sorgenti di acqua limpida e vallette e boschi. Queste selve non erano molto frequentate abitualmente e spesso vi si svolgevano anche rituali misteriosi; qui era il bosco di Anna Perenna la dea della natura e del rinnovarsi delle stagioni.
Alle idi di marzo il popolo di Roma andava al Bosco di Anna Perenna a festeggiare il nuovo inizio del ciclo delle stagioni, l'arrivo della primavera. La festa si celebrava il 15 marzo che fino all’inizio dell’impero coincideva con il Capodanno; Il popolo si riversava nei prati e nei boschi, si piantavano tende, si facevano ripari con rami e frasche, si danzava, si prendeva il sole, si faceva l'amore e, soprattutto, si beveva senza freno, perché "si augurano tanti anni quante sono le coppe che tracannano" (Ovidio, Fasti).
Durante la festa era possibile fare tutto quello che in città era considerato inopportuno o vietato: le donne potevano ballare con i capelli sciolti, gli uomini potevano interpretare degli attori senza paura di perdere il loro status e soprattutto facevano l’amore dietro le siepi in piena libertà; una festa irresistibile a cui partecipavano tutti, tanto è vero che questa data fu scelta per uccidere Cesare proprio perché Roma era deserta.
Il significato etimologico del nome riporta all’abbondanza del nutrimento – Anna significa cibo e Perenna significa piena , completa -, dei frutti della terra che crescono copiosi con il tempo buono. Anna Perenna per gli antichi romani è la manifestazione della Luna Piena e per estensione dei cicli lunari e del trascorrere delle stagioni, è colei che nutre. Nel tempo il significato ancestrale di Anna Perenna sembra sia stato dimenticato e così per i romani era diventata una dea che nutriva e che si occupava dell’intero ciclo dell’anno con l’etimologia di «annus»; durante la sua festa ci si augurava a vicenda di «annare perannareque commode», di passare un buon anno fino alla fine.
Da Dea dell’abbondanza e dello scorrere del tempo a Ninfa ambigua e misteriosa che pone in contatto con l’aldilà e con gli dei Inferi; in questa evoluzione del culto di Anna Perenna possono aver anche influito i miti che sono stati costruiti dagli storici e dai poeti come quello che identifica Anna Perenna con Anna, sorella di Didone, che fugge da Cartagine quando i Numidi la occupano e naufraga sulle coste del Latium e viene accolta da Enea. Enea ospita Anna, ma Lavinia è gelosa e non la vuole presso di loro; Didone compare in sogno alla sorella e l’avverte del pericolo che corre, Anna scappa ancora ma scivola nel fiume Numicus ed affoga; quando accorre Enea con i suoi uomini e cercano di salvarla lei è ormai diventata una Ninfa delle acque che dimora nel fluire perenne del fiume Numicus. (Il fiume Numicus oggi ha il nome meno affascinante di Fosso di Pratica di Mare ed è un piccolo fiume che scende dal Monte Albano, passa per Lavinio e sfocia nel Mar Tirreno) ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.1 - 20/06/2016)